Mediobanca alle prese con le incognite del «duale»

da Milano

La prossima settimana dovrebbe già essere «calda» per Mediobanca. Con possibili incontri per definire due questioni aperte: la prima è la cosiddetta «governance duale», la seconda riguarda il rinnovo del patto di sindacato. Sul primo punto il presidente del patto, Piergaetano Marchetti, è vicino a presentare il progetto a lui richiesto dai soci su indicazione del management. E sulla base di questo riscontro i grandi soci potrebbero dare un’accelerata alla seconda questione, rinnovando il patto con tre mesi d’anticipo rispetto alla scadenza del 1° luglio, in modo da avere tutto pronto per il rinnovo del vertice Generali, in calendario con l’assemblea del 28 aprile.
Duale. Sul nodo della governance Marchetti sarebbe pronto. Ma non è detto che il tema, sollecitato dallo stesso management di Mediobanca, in testa il direttore generale Alberto Nagel, venga poi effettivamente svolto. Il punto è che le indicazioni sul tipo di duale da applicare a Piazzetta Cuccia vanno nella direzione di un modello diverso da quello «misto» adottato da Intesa-Sanpaolo, con una più netta separazione tra sorveglianza e gestione. Per Mediobanca si pensa a un consiglio di sorveglianza, espressione dei grandi soci, che ricalchi l’attuale cda. Mentre il consiglio di gestione sarebbe composto solo da manager, senza un «classico» amministratore delegato, bensì con un gruppo di «esecutivi», pur rappresentato da uno di essi. A guardare l’attuale vertice della banca d’affari, nel comitato di gestione, insieme con il dg Alberto Nagel e il condirettore Renato Pagliaro, siederebbero i capi operativi Saverio Vinci, Massimo di Carlo (condirettori) e Maurizio Cereda. Ma un tale assetto potrebbe anche slittare a tempi migliori.
Patto. Indipendentemente da questo i soci devono decidere se anticipare o meno il rinnovo del patto. Questo è l’auspicio espresso tempo fa da Vincent Bolloré, leader del gruppo dei soci francesi. Auspicio che secondo una fonte del patto «è stato condiviso dai membri del comitato direttivo del sindacato stesso». Oggi le regole prevedono la durata fino al primo luglio del 2007 e il rinnovo automatico triennale «fra i partecipanti che non ne abbiano dato disdetta almeno tre mesi prima della scadenza originaria o prorogata», cioè entro il 31 marzo di quest’anno. Quello che potrebbe invece succedere è chiedere di esprimere le eventuali disdette in anticipo in modo da chiudere il rinnovo già a fine marzo. In questo modo i soci, forti della stabilità del futuro assetto, «potranno sedersi con la necessaria serenità prima del rinnovo del vertice delle Generali, previsto con l’assemblea del 28 aprile», continua la fonte.
Riguardo al merito, è noto che l’unica disdetta certa è quella della Fiat, con il suo 1,84%. Mentre sembra che tra i «piccoli» industriali del gruppo «B» ci potrebbe essere qualcun altro che, approfittando dei 18 euro (80% in più delle quotazioni di tre anni fa) raggiunti dal titolo, approfitti per fare cassa.

Tuttavia sembra che l’intenzione del comitato del patto, coerentemente con i desiderata espressi a suo tempo da Nagel, non sia quella di trovare compratori: «Non siamo contrari a un patto più magro rispetto all’attuale 57%, non credo che saremmo più deboli», dice una fonte vicina ai soci francesi.

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