Mediobanca sceglie il duale, patto da rifare

da Milano

Tutto da rifare per il patto di sindacato di Mediobanca che ieri ha tratto il dado della governance duale proiettando l’attuale direttore generale Alberto Nagel verso la guida operativa del gruppo. Il sistema tedesco, che distingue tra il consiglio di sorveglianza e quello di gestione, ha ottenuto l’unanimità dei grandi soci e del cda ma il presidente Piergaetano Marchetti dovrà ridisegnare l’accordo parasociale.
La fusione Unicredit-Capitalia impone infatti di individuare una sistemazione al 9% della merchant bank cui rinuncerà Alessandro Profumo. La quota dovrebbe essere «redistribuita» sull’intero salotto buono ammettendovi nuovi investitori. A partire da Gilberto Benetton che attraverso Edizione Holding è pronto a giocare una fiche da oltre 250 milioni per assicurarsi l’1,6-1,8% di Mediobanca: al momento non c’è nessun invito ufficiale ma il presidente di Piaggio, Roberto Colaninno, ha definito «molto positivo» un eventuale ingresso nel sindacato di un «grande industriale» come Benetton. Parte del pacchetto Unicredit potrebbe essere inglobata da altre banche, come Mediolanum, insieme a un probabile «ritocco» della squadra francese guidata da Vincent Bollorè così da preservare gli equilibri dell’attuale accordo che dopo la disdetta di Telecom, Fiat e Dassault blinda il 47,9% di Piazzetta Cuccia.
La ripartizione delle quote diverrà operativa a fine luglio, dopo le assemblee dei soci chiamate a sancire la nascita del grande Unicredit. L’indipendenza di Mediobanca «non è in pericolo», ha tuttavia ribadito Tarak Ben Ammar assicurando che «né Profumo, né Geronzi, né i francesi» vogliono comprometterla. Sulla stessa linea Francesco Gaetano Caltagirone. In parallelo, a poco meno di sette anni dalla scomparsa del fondatore Enrico Cuccia, Mediobanca svilupperà la governance duale. L’ultima parola spetta all’assemblea dei soci in calendario il 27 giugno, preceduta l’11 dello stesso mese da un’altra riunione del patto. Sarà quella l’occasione per formalizzate i nomi del futuro consiglio di sorveglianza: è previsto il voto di lista con sbarramento all’1%.
Candidato alla presidenza, malgrado ieri non si sia almeno ufficialmente discusso di incarichi, è il numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi. Quest’ultimo al termine dei lavori si è intrattenuto a pranzo nella foresteria dell’istituto milanese insieme a Profumo, Ben Ammar, Bollorè, Nagel e al presidente Gabriele Galateri. Geronzi non è, tuttavia, disponibile a lasciare Capitalia prima dell’effettiva incorporazione in Unicredit ed è quindi possibile che, anche per evitare sovrapposizioni «poco eleganti», l’assemblea di Mediobanca faccia entrare in carica il banchiere romano da ottobre. In ogni caso obiettivo della nuova governance è un «funzionamento più consono all’assetto azionario» di Mediobanca e «alle sue esigenze operative». Ampie le deleghe del consiglio di gestione guidato da Galateri che seguirà lo sviluppo della banca. Incluse la movimentazione delle partecipazioni strategiche (Generali e Rcs) per quote superiori al 15% del pacchetto posseduto e le variazioni al perimetro del gruppo per importi superiori a 750 milioni.

Anche se su questi due aspetti occorrerà il vaglio preventivo del consiglio di sorveglianza (da 11 a 21 i posti disponibili).
Il cda di Mediobanca, che ha cooptato il numero uno di Pirelli, Marco Tronchetti Provera, ha infine deciso il rinnovo delle deleghe per un aumento di capitale a servizio degli istituzionali.

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