Cannes - Il miglior lungometraggio di questo Festival di Cannes è finora Chacun son cinéma, serie di cortometraggi di circa tre minuti l'uno che lo stesso Festival ha prodotto - al costo di venticinquemila euro per ognuno - e montato, nella persona del suo presidente, Gilles Jacob. Perciò Chacun son cinéma è fuori concorso. Trentacinque, sui quaranta invitati, sono stati i registi che lo firmano, da Theo Anghelopulos a Zhang Yimou, passando per Nanni Moretti. Ma ci sono state assenze che hanno ferito Jacob: per esempio quella di Francis Ford Coppola, perché stava girando un film (ma ne avrebbe altri dopo Apocalypse Now, senza la palma d'oro che gliene venne); quella di Martin Scorsese, che, dice Jacob, «ha lasciato cadere la cosa, come del resto Pedro Almodóvar; il solo a non rispondere è stato Quentin Tarantino: era al culmine di Death Proof - in concorso oggi proprio qui -, ma era anche il più cinefilo fra i registi interpellati. Sembra che abbia frainteso o che fosse di cattivo umore».
Ottenuti i consensi degli altri, è cominciata la lotta per far loro rispettare lunghezza del film e termine di consegna (gennaio 2007). Alejandro Gonzalez Inarritu, Elie Suleiman e Hou Hsiao-sien aveva presentato un film lungo il doppio - sei minuti - dello stabilito, quindi Jacob ha dovuto trattarne la riduzione a quattro minuti. Il primo a consegnare è stato Raymond Depardon, l'ultimo Inarritu. Così Jacob ha potuto finire il montaggio solo a fine marzo. Ne valeva la pena? Sì.
La misura brevissima esaspera pregi e difetti: i primi si fissano meglio nella memoria, i secondi ne vengono subito evacuati. E il soggetto prevale sulla sceneggiatura. Così le idee originali prevalgono sugli artifici: sono di Bille August, Youssef Chahine, Chen Kaige, i Coen, Cronenberg, Kaurismaki, Kitano, Konchalovsky, Lelouch, Loach, Oliveira (l'unico a uscire senza impacci dal tema, mettendo in scena l'incontro fra Krusciov e Giovanni XXIII), Suleiman, von Trier e Zhang Yimou i momenti più intensi. Raccontando la sala cinematografica, i cortometraggi talora citano altri i film: vari gli omaggi a Bresson, Fellini e Godard, mentre Anghelopoulos dedica il suo episodio interamente a Marcello Mastroianni. Dominante in Chacun son cinéma è una miscela di rimpianto per i film di ieri e di dolore per le sale vuote di oggi. «Non c'è miglior esempio di diversità culturale, fra documentaristi, umoristi, ironisti, erotomani, omaggi ai grandi maestri del passato. Il tono generale è nostalgico, buffo e commovente», dice ancora Jacob.
Uno dei meno ispirati e costosi è l'episodio che Nanni Moretti scrive, dirige e interpreta: non va oltre l'aneddotica autobiografica, con la sua visita in un cinema romano, occasione per rimembrare sulle sue delusioni di spettatore.
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