Roma Al sabato Rosa prepara il ragù per il pranzo della domenica, e il marito Peppino sospetta che lei lo tradisca. Al pranzo della domenica Peppino accusa Rosa di tradirla, e linnocente Rosa ha un collasso. Al lunedì Rosa si riprende, i due coniugi si parlano, infine si riconciliano. Tutto qui. Ma Sabato, domenica e lunedì è un classico memorabile. E per la serie Rai dei capolavori di Eduardo De Filippo, interpretati e diretti da Massimo Ranieri, in questi giorni a Napoli sul set della commedia eduardiana, nei panni che già furono di Pupella Maggio, Joan Plowright, Sophia Loren, cè ora uninattesa, inedita Monica Guerritore.
Romana dei Parioli, ancora giovane, sempre bella. Come fa a diventare Rosa Priore, quasi anziana e ormai sfiorita, ma - soprattutto - napoletanissima?
«Una bella sfida, ne convengo. Ma tutto il progetto di Ranieri su Eduardo lo è: proporre in prima serata, senza il leggendario autore, e in un napoletano quasi totalmente italianizzato, classici già amatissimi. Si, ha ragione: devo essere stata pazza ad accettare».
Comè che Ranieri ha pensato a lei? Non la preoccupano le critiche circa litalianizzazione del testo?
«Io e Massimo siamo come fratello e sorella. Quarantanni fa Romolo Valli e Giorgio De Lullo ci svezzarono insieme al palcoscenico; e quando lui ha voluto una Rosa Priore più giovane, ancora piacente, mi ha telefonato. Il napoletano? Ma i miei genitori erano di Napoli: la musicalità di quella lingua io ce lho nel sangue. Quanto alle critiche, litalianizzazione del copione serve solo a renderlo più comprensibile al resto dItalia. No, no: sono altre, le cose che mi preoccupano».
E cioè?
«Restituire tutta lumanità, tutto il calore del testo di Eduardo. Quello di Sabato, domenica e lunedì è un tema modernissimo - la rivendicazione del lavoro segreto, silenzioso e spesso misconosciuto, della donna - ma dentro una storia tradizionale, antica e bellissima; come oggi non se ne raccontano più. Trafficando ore e ore attorno al suo ragù, la silenziosa Rosa è come se dicesse al marito: Guarda quanto ti amo. Ma lui non lo capisce. E lei non glielo dice. Ecco un altro tema magnifico, alla Strindberg, alla Bergman (chissà perché sono sempre gli uomini, a capire davvero l'universo femminile): se siete innamorati, ditevelo. Non datelo mai per scontato. O ve ne dimenticherete».
Il ragù di Rosa è anche il simbolo rassicurante di un nucleo familiare che è punto di riferimento solido, tradizionale. Qualcosa che le appartiene?
«Oggi si; ma solo oggi. Da giovane facevo una vita randagia perché i miei erano separati, una vera casa non lavevo. Oggi, alla mia età, do molto più valore agli affetti radicati, alla gioia del ritrovarsi, dello stare assieme».
Questa commedia sarà una delle sue rarissime apparizioni tv. Perché così diffidente verso il piccolo schermo?
«A diciotto anni debuttai in tv con la Manon di Bolchi. Quando poi a teatro, nel Giardino dei ciliegi, il pubblico accolse con unovazione me, che ero nessuno, invece della grande Valentina Cortese, giurai che non avrei più fatto tv. E per ventanni ho mantenuto la promessa. Oggi non minteressa più dove recitare. Ma cosa».
A gennaio tornerà al Piccolo di Milano col suo spettacolo su Oriana Fallaci, a febbraio inizierà le riprese del sequel di La peggiore settimana della mia vita. E la tv? Cè qualche programma che non farebbe mai?
«Cè da chiederlo? Non farei mai le varie Isole, i vari Ballando, Io Canto, Tu canti, Egli canta eccetera. Che per la verità - e per fortuna - nemmeno mi offrono.
«Meglio un Eduardo che cento reality»
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