Qui qualcuno si sta sbagliando. Ha ragione chi vuole che l'alta moda romana diventi laboratorio di giovani devoti all'eccellenza italiana oppure chi insiste a pensare che scomparsa la vecchia guardia non ci sia più futuro per l'elegante assurdità del vestire in atelier? Silvia Venturini Fendi, da due anni presidente di AltaRoma, non ha dubbi. «Qui - dice - si sta creando un grande movimento fatto di concretezza e attenzione verso le nuove leve creative. Certo non possiamo dimenticare i nomi storici della couture capitolina, bisogna solo traghettarli nella contemporaneità». Ecco quindi perché ci è sembrato drammatico il contrasto tra il parterre che ieri mattina applaudiva la terza sfilata di Sarli dalla scomparsa del Maestro Fausto e l'impeccabile collezione disegnata da Rocco Palermo con la supervisione di Carlo Alberto Terranova, storico braccio destro del compianto couturier. Alcuni dei personaggi in prima fila sembravano fuggiti da un Cafonal di Dagospia, altri dal museo delle cere e ben pochi sembravano in grado di capire tanto la sublime eleganza del tubino con il disegno Paisley ricamato in luccicanti cristalli rossi quanto l'assoluta perfezione delle maniche-gioiello sul tailleur pantalone bianco mutuato dal «Punjabi dress» di Pandit Nehru, il padre dell'India moderna. La collezione era infatti ispirata dalla ricchezza cromatica e decorativa del subcontinente indiano. Inevitabile quindi truccare e pettinare le modelle con sofisticata semplicità anche se il pubblico avrebbe forse preferito le acconciature elaborate della dea Kali.
Per il debutto in passerella di Marta Ferri, 27enne figlia di Barbara De Angeli Frua e del fotografo Fabrizio Ferri, c'era invece la meglio gioventù italiana di cui la ragazza fa parte essendo anche prossima al matrimonio con Carlo Borromeo, braccio destro di Lapo Elkann nel progetto «Tailor made» di Ferrari. Coerente con il parterre (da Clementina di Montezemolo a Ginevra Elkann accanto al fratello Lapo con in braccio suo figlio Giacomo di due anni), la moda in passerella era quel che a Parigi si sarebbe chiamato BCBG: bon chic, bon genre, lo stile della buona borghesia che si mette un prezioso chemisier in pizzo e paillette nere con le ballerine e una deliziosa blusa in punto pelliccia verde chartreuse con i calzoncini di tweed in tinta. Più inedite alcune delle proposte di Room Service che presenta una dozzina di collezioni nelle stanze del Grand Hotel Flora in via Veneto. Da non perdere le scarpe di Gaetano Perrone, gli abiti e i cappotti ispirati agli anni tra il Venti e il Trenta di Luigi Veccia e la delicata moda di Santo Costanzo e Alessandra Torella che insieme si firmano Bragia. Davvero imperdibile Limited/Unlimited, il progetto di creatività illimitata voluto da Silvia Venturini.
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