«Meglio puntare sui Btp ma attenzione alla Bce»

«Puntare sui titoli di Stato significa privilegiare la sicurezza dell’investimento rispetto al rendimento, visto che i Btp a 1-2 anni offrono un tasso lordo prossimo all’1-1,5%»: Angelo Drusiani, responsabile del reddito fisso per Albertini Syz, invita le famiglie italiane innamorate dei Bot a non farsi troppe illusioni in termini di guadagni. Senza contare che sebbene il valore nominale del portafoglio è protetto, il potere d’acquisto reale rischia di essere esposto alla ripresa dell’inflazione. L’alternativa per chi è pronto a rischiare resta la Borsa che, stima Drusiani, «nei prossimi mesi potrebbe recuperare un altro 7-8% ma in autunno dovrà misurarsi con l’incognita dell’effettiva ripresa dell’economia mondiale su cui scommette oggi».
Quale è la formula migliore per gli italiani che vogliono puntare sui titoli di Stato?
«Consiglio i prodotti di durata medio-lunga, i Btp dai 5 ai 30 anni. Il rischio tassi però è elevato visto che nel medio termine il costo della vita potrebbe tornare a salire costringendo la Banca centrale europea ad agire sulla politica monetaria».
Che cosa si aspetta dall’Eurotower?
«Domani il costo del denaro resterà invariato. A spaventare è il riaccendersi dei prezzi del petrolio, a sua volta provocato dalla buona tenuta dell’economia cinese e dal fatto che gli Stati Uniti stanno svalutando la loro moneta. Un fattore quest’ultimo cui i Paesi dell’Opec potrebbero rispondere spingendo ulteriormente il costo del greggio così da garantirsi introiti stabili secondo l’equazione “dollaro calante, barile crescente”».
Quanto è elevato il pericolo tassi per i titoli di Stato?
«Un Btp a 30 anni paga oggi il 5% lordo ma se nel 2010 il costo del denaro dovesse risalire dell’1%, questo impatterebbe sul prezzo facendolo scendere di 11-15 punti percentuali. E per un prodotto decennale il contraccolpo sarebbe dell’8 per cento».
Quindi cosa deve fare un piccolo risparmiatore?
«Dipende da obiettivi temporali e necessità del singolo. Chi è in grado di mantenere i titoli fino alla scadenza può riservare al reddito fisso a lungo termine fino al 30-35% del portafoglio. Quanti invece prevedono che avranno necessità immediate dovrebbero limitare il peso del lungo termine al 10-15% affidando il resto a strumenti al massimo biennali anche se questo significa accontentarsi di rendimenti prossimi all’1,5%. L’altra possibilità sono i bond societari che in media pagano un punto percentuale in più ma espongono a un rischio emittente maggiore».
Quando inizierebbe a difendersi dall’inflazione? Punterebbe su prodotti specifici come i «Btpei»?
«I Btpei (i Btp «speciali» legati alla corsa dei prezzi ndr) sono validi ma prima di decidere di acquistarli aspetterei la fine dell’anno».
In Europa quali sono i titoli di Stato che preferisce?
«I più generosi sono quelli italiani, greci, portoghesi e irlandesi ma eviterei questi ultimi visto le difficoltà di quel sistema bancario. Va poi ricordato che la Grecia ha un rating peggiore (per S&P è “A-”) dell’Italia (“A+”) e quindi è potenzialmente più pericolosa.

In sostanza, comprerei titoli italiani, che hanno anche il vantaggio di essere più liquidi e quindi facilmente rivendibili sul mercato, magari affiancandovi un mix di bund tedeschi e di oat francesi “tripla A” così da diversificare l’emittente».

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