«Meglio tener separati partito e Provincia»

Una nuova stagione per rilanciare il centrodestra

«Meglio tener separati partito e Provincia»

Senatore Mario Mantovani, finalmente i congressi.
«Si apre una stagione nuova. Veramente in Lombardia è stata già aperta con Lodi a dicembre. Ora Cremona, Bergamo e Milano».
Che significato hanno?
«Sono appuntamenti di grande rilievo voluti dal segretario Angelino Alfano per rilanciare il partito in un momento difficile».
Non è un mistero che sia a Roma che lei da coordinatore regionale abbiate invitato a liste uniche e candidati condivisi.
«L’unità è un valore. Ma dove ci sono più liste, il confronto non è certo un disvalore. A Cremona c’è un candidato unico, a Milano e Bergamo ci sono più candidati».
E i toni si accendono.
«Il confronto non preoccupa».
E se diventa scontro?
«È il gioco della democrazia. E un fatto positivo, perché da lunedì il Pdl sarà un partito migliore».
Quattro candidati diversi, il presidente della Provincia, un amministratore, un sindaco, un giovanissimo.
«Candidature che rispecchiano la realtà del partito. Ne sono molto felice».
La candidatura di Guido Podestà ha mandato gambe all’aria il tavolo delle alleanze.
«Sarà un momento di dibattito importante anche grazie alla presenza dell’onorevole Podestà».
Avrebbe preferito l’alleanza?
«Credo che sarebbe meglio non confondere il potere istituzionale con quello politico».
Dice che un presidente della Provincia non dovrebbe fare anche il coordinatore?
«Dico che mi sembrerebbe strano se il governatore Roberto Formigoni volesse fare anche il coordinatore regionale».
Quelli di Podestà dicono che è stata una scelta generosa mettere a disposizione la sua esperienza.
«Podestà è il presidente della Provincia più importante d’Italia e di una delle più importanti d’Europa, credo che essere anche il coordinatore del partito che lo appoggia non sia utile all’istituzione che presiede».
Perché?
«Perché si presta a critiche politiche e giornalistiche».
Avete messo l’incompatibilità per gli assessori regionali e non per il presidente di provincia, non è un po’ strano?
«L’ho detto ad Alfano. Si è cambiato dopo l’approvazione del decreto per abolire le province. Ma a Milano il presidente rimarrà in carica fino al 2014, lo stesso tempo del coordinamento provinciale».
Podestà ha chiesto regole certe e controlli severi sul voto.
«Le procedure saranno severissime, c’è addirittura un ufficio centrale per la regolarizzazione che si occuperà di controllare eventuali casi controversi».
Basterà?
«Basterà. Trentasei seggi con un presidente e quattro scrutatori fanno duecento persone».


Lei vigilerà?
«Il rispetto delle regole è fondamentale per un partito liberale».
Chi parlerà?
«I due coordinatori uscenti e i quattro candidati».
Nessun altro?
«Chiunque vorrà, fino alle 23».
Il bagno di democrazia promesso agli iscritti?
«Democrazia in abbondanza».

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