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Melfi, la Fiat ricorre contro gli operai reintegrati: "Attuato un blocco volontario della produzione"

Presentato il ricorso contro il reintegro dei tre operai dello stabilimento di Melfi, deciso dal giudice del lavoro lo scorso 9 agosto. il Lingotto: "Impedirono ai non scioperanti il diritto di lavorare". Fissata al 6 ottobre prossimo la data della prima udienza

Melfi, la Fiat ricorre contro gli operai reintegrati: 
"Attuato un blocco volontario della produzione"

Potenza - La Fiat ha presentato il ricorso contro il reintegro dei tre operai dello stabilimento di Melfi, deciso dal giudice del lavoro lo scorso 9 agosto, dopo che l’azienda li aveva licenziati a metà luglio. Il giudice del lavoro del tribunale di Melfi, Amerigo Palma, ha fissato al 6 ottobre prossimo la data della prima udienza del procedimento di opposizione.

Il ricorso del Lingotto Secondo quanto l’Ansa è in grado di anticipare, il ricorso è contenuto in 53 pagine ed è stato depositato presso il Tribunale di Melfi. Il ricorso è stato depositato dai legali della Fiat, gli avvocati Bruno Amendolito, Francesco Amendolito, Maria Di Biase, Grazia Fazio, del Foro di Bari e Diego Dirutigliano e Luca Ropolo, del Foro di Torino. L’atto è stato presentato in opposizione - ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori in tema di condotta antisindacale - al decreto emesso dal giudice del lavoro Emilio Minio, lo scorso 9 agosto, con cui lo stesso ha reintegrato i lavoratori della Fiat di Melfi - Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino (entrambi delegati Fiom) e Marco Pignatelli - dichiarando la condotta antisindacale della Fiat nei confronti della Fiom-Cgil. Nel ricorso la Fiat rileva una serie di motivi di censura al decreto del giudice ed in particolare lamenta una "palese ed errata" interpretazione delle risultanze istruttorie che avrebbe operato il giudice stesso nella prima fase del giudizio. Quadro istruttorio dal quale emerge, in sintesi - secondo il Lingotto - la "palese responsabilità" dei lavoratori nell’aver operato il blocco della produzione e nell’aver impedito ai lavoratori non scioperanti, circa 1.

750, a fronte di 50 scioperanti l’esercizio del diritto del lavoro.

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