Michele Boschi
da Milano
L'assemblea degli azionisti di Meliorbanca ha eletto il nuovo cda dopo la fusione con Arca, dando il via al nuovo corso della merchant bank milanese. Chi sperava in un braccio di ferro tra gli azionisti di riferimento dell'istituto formato dalle banche popolari e il gruppo di soci privati capitanati dall'ex presidente Gallo, resterà deluso, alla fine tutto si è concluso come da copione. Undici dei 15 membri del board sono stati infatti nominati dalla lista proposta del primo azionista (Bper con il 17,82% del capitale), mentre gli altri 4 dal nucleo composto dalla Fon-Sai, Gallo Invest, Siref, Sopaf e Cassa dei Ragionieri. Nessuna novità neanche sul fronte della corporate governance, dove Fabio Cerchiai, ex manager Generali e presidente dell'Ania, è stato riconfermato come numero uno del gruppo, così come Massimiliano Naef nel ruolo di amministratore delegato. Fin qui potrebbe sembrare una normale storia di riorganizzazione aziendale, eppure in molti tra le sale operative sono pronti a guardare con molta attenzione a questa piccola realtà finanziaria e al prossimo piano industriale che verrà presentato in primavera. Ad attirare gli operatori sono diversi fattori: i fondamentali della società, la storia dell'istituto stesso, compresi i recenti tentativi di acquisizione da parte di Banca Profilo nell'estate del 2003, poi di Unipol l'anno seguente e ultimo, ma non certo per importanza, l'interesse espresso da importanti investitori. Per quanto riguarda i conti, Meliorbanca ha chiuso i primi nove mesi dell'anno in miglioramento portando gli utili a 31,6 milioni di euro, rispetto ai 14,2 dello stesso periodo dell'anno precedente. Per l'intero 2005, secondo gli esperti, ci dovrebbero essere ulteriori passi avanti sia nel margine d'intermediazione, superiore ai 100 milioni, sia negli utili, stimati ad oltre 40 milioni. Gli analisti sottolineano come ai valori attuali la società valga in borsa circa 400 milioni di euro, praticamente l'equivalente del patrimonio netto, senza nessun premio al core business (investment banking, private equity e credito al consumo). L'azienda rappresenta poi una storia di ristrutturazione. Non dimentichiamo che solo a inizio 2005, quando intorno all'istituto circolavano numerosi voci su problemi di sofferenze e di eccessiva esposizione verso l'immobiliare, c'erano stati accantonamenti per quasi 30 milioni. Pochi mesi prima anche Bankitalia aveva mandato, per due volte, i propri ispettori. In quel periodo si era anche appena chiuso il rapporto con Stefano Ricucci. Venduta la propria partecipazione del 2% in Meliorbanca, l'immobiliarista romano era rientrato in possesso del palazzo di via Borromei al 5, sede dell'istituto stesso, rilevando il contratto di leasing e lasciando una plusvalenza di circa 40 milioni alla banca.
Oltre ai miglioramenti nei bilanci e alla pulizia nei conti, piace la scommessa legata ai nuovi soci.
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