Una grande opera senza grandi arie, ma soprattutto lultima produzione «risorgimentale» di Giuseppe Verdi. A cui, nonostante linsuccesso, clamoroso a Venezia nel 1857, lautore era attaccato. «Voglio bene al Simon Boccanegra, come si vuole bene a un figlio gobbo». Tanto che 24 anni dopo, curiosamente lo stesso intervallo di tempo che intercorre tra lantefatto e il primo atto dellopera, il compositore rimetterà mano alla partitura mentre Arrigo Boito interverrà ancora più pesantemente sul fiacco libretto dellonesto mestierante Francesco Maria Piave. E il risultato finale, presentato nel 1881 alla Scala (dove sarà rappresentato fino al 7 maggio con Placido Domingo nellinsolito ruolo di baritono) incontrò maggior successo. Nel Boccanegra non ci sono quelle romanze che hanno fatto la storia del melodramma italiano dell800 nel mondo. Tuttavia lopera scorre via ugualmente piacevole, la musica accompagna bene la narrazione, in cui si intreccia la storia damore, tra Amelia e Gabriele (incredibilmente coronata dal matrimonio) e la vicenda politica. Focalizzata attorno alla necessità che il popolo, patrizi e plebei, trovino un punto comune per il bene della Patria. Ma soprattutto la famosa supplica di Francesco Petrarca ai dogi di Venezia e Genova affinché non dilanino lItalia in una guerra fratricida. La trama, per il resto, si articola attorno alla figura del corsaro portato al soglio dogale il 23 dicembre 1339 dalla volontà popolare, quindi fortemente avversato dai nobili. Primo tra tutti Jacopo Fiesco. Tra i due oltre alla politica anche gli affetti. Simon ama sua figlia Maria, e dalla loro unione segreta nasce anche una bimba. Poi Maria muore, la figlia scompare, per riapparire 25 anni come Amelia Grimaldi. Contesa tra Gabriele e Paolo Albiani che tenterà anche di farla rapire. Simon persegue la pace interna, ma anche esterna, frenando le pulsioni bellicose nei confronti di Venezia, sbandierando appunto, in una scena cruciale, la famosa lettera di Petrarca. Verdi scrive questo drammone un paio danni prima dello scoppio della Seconda Guerra di Indipendenza, avendo ben presente però quanto successo nel corso del primo conflitto austro-piemontese. Carlo Alberto aveva attraversato il Ticino il 23 marzo 1848 a capo di un corpo di spedizione di cui facevano parte, oltre ai 30mila soldati piemontesi, truppe inviate dal Granducato di Toscana, Stato della Chiesa, Regno delle due Sicilie. Dopo un mese di combattimenti con esiti alterni, il papa Pio IX sconfessò la guerra e fece rientrare le proprie truppe. Subito seguito da Ferdinando II di Borbone. Carlo Alberto dovette chiudere le operazioni e chiedere larmistizio. Per ritentare ancora la sorta un anno dopo, venendo pesantemente e definitivamente sconfitto. UnItalia divisa dunque non avrebbe conquistato lindipendenza dallAustria che dominava mezza penisola. Un tema che aveva preso Verdi già nel 1842 nel Nabucco dove con il Va pensiero canta un popolo (gli ebrei) oppresso, dimostrando dunque di aver sposato la causa risorgimentale. Più esplicito ancora nel 1846 con lAttila, re barbaro che sconvolge lItalia e viene fermato dalla fiera resistenza di Ezio, Odabella e Foresto al canto Cara patria già madre e reina. Fino alla Battaglia di Legnano dove il Barbarossa viene sconfitto dai liberi comuni lombardi. E alla fine Verdi diventerà acronimo di «Vittorio Emanuele Re DItalia».
Dopo la trilogia popolare arriveranno i Vespri Siciliani che nel Trecento si ribellano ai francesi. E appunto Boccanegra, con il suo esplicito appello allunità degli stati italiani. Divisi, sarebbero sempre preda di dominazioni straniere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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