Nel centrodestra c'è chi ricorda con terrore l'"X-Factor" sul candidato sindaco che bloccò la partenza della campagna elettorale del 2021 fino al mese di luglio. Si votava il 4 e 5 ottobre e Beppe Sala, in corsa per il secondo mandato, vinse al primo turno e staccando di dodici punti lo sfidante Luca Bernardo. Questa volta "aiuterebbe avere l'indicazione del nome dai leader di partito non a due mesi dal voto. Si può mettere, chiunque, ma a due mesi dal voto è difficile colmare il gap e vincere, perchè siamo consapevoli che partiremo in svantaggio" ha ammesso due giorni fa a un evento promosso dalla Lega la vicesegretaria nazionale Silvia Sardone, favorevole anche a primarie, per una campagna lunga un anno sullo stile di Giuliano Pisapia nel 2011. Il sottosegretario Alessandro Morelli l'ha seguita a ruota, sottolineando come Sardone che il "manuale Cencelli", ossia aspettare di discutere allo stesso tavolo le partite nelle grandi città al voto nel 2027 con una "spartizione" tra i partiti, rischia di allungare i tempi e "penalizzare Milano" e con il leader Matteo Salvini che lanciato agli alleati una sfida flash: "Scegliamo il nome entro marzo". Non fosse che, anche alla scorsa tornata, le buone intenzioni a chiudere in fretta c'erano tutte eppure si arrivò comunque a due mesi dal voto, dopo una raffica di vertici e "mister x" (da Gabriele Albertini, a Roberto Rasia Dal Polo, Fabio Minoli, Oscar Di Montigny). Ecco perchè la speranza di molti nel centrodestra è che la premier Giorgia Meloni decida di concentrarsi rapidamente sulla campagna per Milano e di intestarsi la candidatura, lanciando una manager importante che avrebbe in mente da tempo, una donna sindaco, evitando così un altro estenuante toto nome. Nel 2021 si votava anche a Roma (e tornerà alle urne nel 2027 come Milano), la leader di FdI allora scelse di intestarsi la corsa dell'avvocato Enrico Michetti, poi sconfitto nella Capitale da Roberto Gualtieri.
Intanto, il deputato FdI condivide come Salvini che "di debba scegliere il prima possibile, ma bisogna anche trovare la persona giusta per superare il gap di questi anni e cercare di allargare il più possibile la coalizione, si può scegliere a marzo ma anche a maggio, se può servire a portare qualche voto in più ai partiti". Non si dichiara contrario a prescindere alla primarie ma avverte che "si scontrerebbero in questo caso con la necessità di trovare una persona non inserita nei partiti", un profilo civico o manageriale. Quanto al riferimento dei leghisti al "manuale Cencelli" Osnato ironizza: "Se si intende la concertazione tra i partiti, ricordo che è il metodo che ha permesso alla Lega di esprimere il candidato governatore in Veneto".
L'auspicio del coordinatore regionale di Forza Italia Alessandro Sorte è che "il nome si trovi anche prima di marzo, mi sembra persino tardi. Non siamo certo noi a rallentare, da mesi diciamo di mettere in pista una rapida soluzione e allargare la coalizione. Primarie? Siamo pronti a qualsiasi scenario, se fosse il criterio che troveranno a livello nazionale andrà bene anche a Milano, ma dovrebbe essere un criterio generale".
Tra i nomi spuntati negli ultimi mesi ci sono quelli del leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, gli ex rettori Ferruccio Resta e Giovanna Iannantuoni, il presidente di Fondazione Fiera Giovanni Bozzetti, era uscita di scena ma potrebbe rientrare Regina De Albertis, e nel centrodestra c'è chi è convinto che, insistendo, anche la presidente della Consulta nazionale di Fi ed ex sindaco Letizia Moratti potrebbe tornare in campo.