Mengele incontra il figlio trent’anni dopo Auschwitz

My Father di Egidio Eronico (Festival di Berlino, 2004) esce quando il caso di Josef Mengele è storia, mentre il darwinismo sociale, che ne è all'origine, ha una micidiale seconda giovinezza. Il nome di Mengele (Charlton Heston) evoca Auschwitz e Birkenau, capitolo chiuso; le idee di Mengele preludono a Bhopal e Chernobyl, capitolo aperto. Siamo nella Manaus del 1977: nel declino del vecchio medico esule irrompe il figlio Rolf (Thomas Kretschmann). Con oltre trent'anni lontani l'uno dall'altro, i due avrebbero molto da dirsi, se fossero gente qualunque. Ma Rolf è un reietto senza colpa, per semplice discendenza, così il loro abbraccio diventa una rissa. My Father non è un film storico: è una sorta di tragedia greca fra esponenti del popolo tedesco, che di quello greco antico si è sentito a lungo erede. Il patetico affiora accanto al tragico solo come orpello dal confronto fra padre imbarazzante e figlio imbarazzato.

Ed è meno il testo che il contesto a colpire in My Father, cui fanno torto solo doppiaggio e lunghezza.

MY FATHER di Egidio Eronico (Italia/Brasile/Ungheria, 2003), con Thomas Kretschmann, Charlton Heston. 115 minuti

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