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Mentana in Serie A, ma non va in gol

Mentana in Serie A, ma non va in gol

Filippo Grassia

A una visione epidermica l’investimento di Mediaset sui diritti in chiaro del calcio, pari a 62 milioni di euro, non risponde alle attese e, per certi versi, dà ragione alla Rai che non ha voluto svenarsi per rimanere in possesso degli highlights del massimo campionato. E questo indipendentemente dalla querelle su e di Paolo Bonolis che a metà novembre ha abbandonato Serie A, il clone berlusconiano di 90° Minuto, e lasciato spazio a Enrico Mentana. L’audience ha premiato in avvio l’ex direttore del Tg5, al quale bisogna dare atto di aver riportato la trasmissione su binari giornalistici, con un aumento di quasi 700mila spettatori: da 3.620.000 a 4.308.000. Ma lo share, cioè la percentuale di televisori sintonizzati su un dato programma, è diminuito, dal 22,92% al 22,76%: con l’arrivo dei primi freddi la gente preferisce rimanere a casa e di conseguenza il pubblico televisivo aumenta. E Serie A subirà nuove modifiche, soprattutto nella seconda parte che accusa un calo di share clamoroso (e i pubblicitari di questo tengono conto).
In media Serie A - Il grande calcio ha totalizzato 3.833.000 fedelissimi a puntata con uno share del 22,86%. Comunque si considerino i dati, il gap con il recente passato è evidente. Un anno fa 90° Minuto, pur in flessione rispetto alla stagione precedente, poteva contare su un ascolto di 4.464.000 spettatori a puntata e su uno share del 28,51%. Nel 2003-04 i dati ammontavano rispettivamente a 5.388.000 e 32,74%: giusto la metà di quanto la più popolare rubrica sportiva degli ultimi vent’anni totalizzava all’epoca di Paolo Valenti. La riproposizione dei gol della Serie A non ha più lo stesso valore per la formidabile concorrenza di Sky Sport che, alle 17, pochi minuti dopo la conclusione delle partite, permette ai propri abbonati di gustarsi le sintesi di tutte le partite secondo il personalissimo gusto. Vuoi vedere prima l’incontro della Juve, poi quello di Palermo, Milan e Inter o viceversa? Nessun problema: basta cliccare di volta in volta sul riquadro giusto. In pratica l’abbonato di Sky si crea il palinsesto a proprio uso e consumo, mentre il telespettatore di Mediaset non paga pedaggio ma è costretto ad aspettare le 19 per osservare i gol delle gare più importanti. Lo scenario è mutato a tal punto che lo share di Sky Sport è quasi sempre in doppia cifra sia di pomeriggio sia di sera, in occasione del posticipo.
In equilibrio le rubriche della domenica sera con Controcampo che si mantiene sullo stesso livello di un anno fa e La Domenica Sportiva che perde oltre 100mila spettatori a puntata ma non accusa flessioni nello share. È formidabile la tenuta di Quelli che il Calcio, nonostante l’impossibilità di effettuare collegamenti dalle tribune delle partite: in riduzione l’audience, in rialzo lo share, con mille complimenti a Simona Ventura e ai suoi autori che non si sono fatti prendere in contropiede dalla perdita dei diritti e si sono inventati nuovi scenari. In ribasso, invece, entrambe le trasmissioni imperniate sugli anticipi del sabato: Sabato sprint di Rai2 ha perso in un anno 300mila spettatori e un punto e mezzo di share, Guida al campionato qualcosina di meno ma partiva da indici più modesti. In rosso anche Pressing Champions League, che va in onda sempre più a notte fonda: meno 200mila spettatori e 4 punti di share.
E Il Processo di Biscardi? A dispetto degli anni e di un teatrino fin troppo simile a se stesso da qualche tempo a questa parte, la trasmissione di Aldo il Grande ha aumentato lo share e tenuto in equilibrio l’audience. Durasse di meno, avrebbe numeri più importanti per la gioia del suo ideatore che, in occasione del prossimo Mondiale, potrebbe tornare in prestito alla Rai.

Lui come Mike Bongiorno.

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