Al mercatino dell’usato dove gli affari si fanno con gli abiti della nonna

Lo diceva sempre la nonna, mai buttare via nulla. Saggezza gettata nella spazzatura come molti oggetti considerati inutili e fuori moda: la bomboniera inguardabile, l’ennesima cornice, il quadro di un artista anonimo, il vecchio servizio di piatti, l’argenteria annerita. Peccato, tutta roba che potrebbe fruttare qualche centinaio di euro al supermercato dell’usato. Chi vende si libera del superfluo, chi acquista fa un affare.
A Curno in provincia di Bergamo (all’interno del centro commerciale Zebra), il mercatino delle cose di seconda mano è un successo. Puoi trovarci videoregistratori a 10 euro, televisori a 60, cucine a 500 euro, giradischi a 50. E poi ancora, vestiti a partire da un euro fino a 100 (se si tratta di capi firmati), borse e cappelli. Un magazzino delle cose improbabili e introvabili, porcellane francesi, pezzi d’antiquariato, cristalleria e vecchi libri. Dietro ad ogni oggetto una storia e chi lavora all’interno di questa bottega ne vede di tutti i colori. Rossana Magri, collaboratrice del Mercatino di Curno, racconta i paradossi di un giorno tipo dentro il supermercato dell’usato. C’è la divorziata che si vuole liberare di tutto ciò che le ricorda il matrimonio fallito (dote compresa), sposi novelli che tentano di rimpiazzare le trenta cornici ricevute come dono di nozze, il classico vaso e il piccolo elettrodomestico. Se poi vuoi fare un torto al parente serpente, un modo divertente è vendere un suo regalo. Un signore distinto si è presentato con un motore per auto, ovviamente usato; una signora sperava di poter ricavare qualche euro vendendo biancheria intima di seta: «indossata una sola volta», ci ha tenuto a precisare. Chiaro, si tratta in questi casi di beni non vendibili, ma c’è chi ci prova ugualmente a disfarsi delle cose più assurde. La vedova in lutto svuota l’armadio degli abiti del povero congiunto, il vedovo fa la stessa cosa recuperando dai cassetti la bigiotteria di pregio delle compianta consorte. Il market è pieno di oggetti per ogni gusto e necessità: l’impianto antifurto per casa, la panca ginnica per tenersi in forma, la vecchia cara radiolina per sentire le partite (di quelle che nei negozi specializzati non trovi più), abiti vintage, cinture, orologi e persino scarpe. È capitato che uomini sportivi poco propensi a look eleganti acquistassero calzature classiche coi lacci (rigorosamente di seconda mano a 15 euro) per utilizzarli in occasione di funerali o cerimonie: usa e getta. I potenziali acquirenti sono i più svariati personaggi e la maggior parte italiani. Il mercatino funziona così.
Ogni pezzo viene valutato e messo in esposizione per sessanta giorni. Al cliente spetta il 50% del valore stabilito. Se non viene venduto entro due mesi, scatta il saldo a metà prezzo per altri trenta giorni. Dopo di che viene scaricato a quindici centesimi e se il legittimo proprietario non se lo viene a riprendere è svenduto a un euro o dato in beneficenza. Qualcuno così facendo ha integrato anche di duecento euro lo stipendio, in tempo di crisi è manna dal cielo. Sono certa che qualche lettore sta già pensando di dare un’occhiata in cantine, cassetti e guardaroba. Qualcosa di cui disfarsi si trova sempre.

Al mercatino si accetta praticamente tutto, suocere escluse.

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