Nelle nostre aule di giustizia ormai arriva di tutto e si sente di tutto, ma un limite ci dovrebbe pur essere. Nessun limite: il mondo ci guarda per il famoso giallo di Perugia, dove in una serata di fumi, alcol, follie la povera Meredith ci lasciò la giovane vita, e noi facciamo entrare il testimone Mario Alessi. Il nome dice qualcosa: è il muratore che nel 2006 non esitò a sopprimere il piccolo Tommy, rapito dalla sua casa nei pressi di Parma, a conclusione di un piano atroce e sgangherato, senza capo né coda, però stracarico di crudeltà e di delirio.
Meritatamente ergastolano, sempre che nel giro di un paio d'anni non ce lo restituiscano inanellando la solita serie di generosi benefici, adesso quest'uomo sarebbe un fondamentale testimone a discarico di Amanda e del fidanzato Raffaele. Si presenta al processo d'appello come depositario di una nuova verità, totalmente diversa da quella emersa in primo grado. Silenzio in aula, tutti pendono dalle sue labbra, c'è il racconto di questa vera verità.
Riassumendo: tempo addietro, nel carcere di Viterbo, durante un'ora d'aria, Alessi fa due chiacchiere con Rudy Guede, all'epoca detenuto per l'omicidio di Amanda. Costui, preoccupato per l'andamento dell'inchiesta, rivela in via confidenziale che il vero assassino non è lui, e nemmeno Amanda, e nemmeno Raffaele, bensì un quarto ragazzo, anch'egli suo amico, capace quella dannata sera di accoltellare Meredith per il suo rifiuto a buttarsi in un rapporto sessuale a tre. Ovviamente, il nome di questo vero assassino non risulta ad Alessi. Ricorda che il compagno di galera, in quell'ora di confidenze, non glielo fa…
Eccolo qui, il supertestimone Alessi, giustiziere di una creatura innocente, chiamato in aula per ribaltare l'intera storia processuale del caso Meredith. In nome del popolo italiano, la corte deve starlo a sentire. Secondo gli avvocati, dovrebbe pure credergli. E va bene, siamo nel pieno rispetto delle procedure processuali, ma se anche il buonsenso avesse udienza in aula, dovrebbe apparire subito quanto sia barcollante e acrobatica questa ingombrante presenza. Davvero l'attendibilità di chi viene a parlare non conta proprio più nulla?
Nell'aula di Perugia, lo show continua tra impalpabili rivelazioni e incombente assurdità. Alessi fa la sua parte fino in fondo. Durante una pausa dell'udienza subisce persino un leggero malore, ma chiede stoicamente di riprendere quanto prima. Parlando con il suo avvocato, rivendica ancora di non avere materialmente ucciso il piccolo Tommy. Commenta invece positivamente la condanna a 24 anni dell'ex moglie Antonella Coserva, sempre per il rapimento del bambino.
Nella seconda parte dell'udienza la pubblica accusa non sta a guardare, perché va bene tutto, ma bisognerà pur chiarire chi la giustizia stia ascoltanto in nome del popolo italiano. Il piemme ricorda come il "supertestimone" sia comunque già indagato per aver raccontato il falso, sempre riguardo questa vicenda. Non solo. Prontamente interrogato, lo stesso Rudy Guede ha già negato decisamente di aver mai fatto confidenze di qualunque genere al coinquilino Alessi, nel carcere di Viterbo. Ad un certo punto, sempre per chiarire in che mani è finito un processo così delicato, l'avvocato di parte civile ricorda la carriera penale di Alessi e conclude mostrandogli una foto di Tommy. «Lei sa chi è questo?». Il supertestimone guarda e risponde a voce bassa: «No».
Potrebbe bastare. Dovrebbe bastare. Sotto i riflettori del mondo intero, un nostro tribunale concede spazio e parola a un ergastolano condannato per il peggiore dei delitti, riconoscendogli anche solo un barlume di importanza nel processo d'appello per la morte di Meredith. Quest'uomo nega di aver ucciso Tommaso, sostiene di non riconoscerlo nemmeno in fotografia. Quanto alla famosa confidenza in carcere, lo stesso Rudy Guede demolisce l'episodio. Vostro onore, scusi, ma di che stiamo parlando? Di chi stiamo parlando?
Sinceramente: l'idea che la verità sulla morte di Meredith possa arrivare da un individuo come Alessi risulta quanto meno inquietante.
È fuori discussione che per fare piena luce su un delitto complicato niente debba essere trascurato. Ma questo discorso fondamentale non può esimere il popolo italiano, in nome e per conto del quale si cerca giustizia, dal coltivare un inevitabile dubbio: davvero bisogna starli a sentire proprio tutti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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