«Merito rispetto, sono eletto dal popolo»

RomaAll’indomani della botta, il Cavaliere tiene il punto. Non indietreggia d’una virgola e se ne sta rintanato fino a sera a Palazzo Grazioli. Prima di incontrare a Villa Madama i numeri uno di piccole, medie e grandi imprese, a cui assicura l’impegno per uscire quanto prima dalla crisi. Così, privato dello scudo legale - decaduto con la bocciatura del Lodo Alfano - Silvio Berlusconi agita di nuovo la sua vera arma: il consenso dei cittadini-elettori. Ancora irritato, intanto, per la sentenza choc sul Lodo Mondadori.
Non a caso, durante l’intervento pomeridiano all’Ufficio di presidenza del Pdl - tenutosi nel cosiddetto parlamentino, al pian terreno della sua residenza privata - seppure in maniera più pacata, rispetto ai toni usati mercoledì sera, denuncia gli attacchi concentrici subìti negli ultimi mesi. Se la prende con la sinistra, con la solita stampa nelle mani di chi mira a disarcionarlo, e mette in chiaro il concetto chiave, in terza persona, che ripeterà d’ora in poi di continuo: «Il presidente del Consiglio dovrebbe essere rispettato». Il motivo è semplice, ma non di poco conto: «È l’unica, tra le cariche dello Stato, a venire eletta dal popolo».
In ogni caso, assicura che non ci saranno elezioni anticipate: «Ho dei nervi d’acciaio. Non vi preoccupate, non temo i processi e smonterò tutto, visto che non può succedere nulla». A seguire, senza riaprire apertamente, con i presenti, la «ferita» costituzionale, il premier ne approfitta per ricordare i successi ottenuti in sedici mesi di governo. E mentre Superman - il finto Superman che chiede un posto di lavoro e staziona da giorni in via del Plebiscito, piena zeppa di cronisti e curiosi - viene fatto allontanare, il Cavaliere stoppa gli impulsi di chi spinge per una grande manifestazione di piazza: «Potrebbe rivelarsi un boomerang, ora bisogna mantenere i nervi saldi».
Nessun accenno, nella riunione pidiellina, al rapporto altalenante, diciamo così, con Gianfranco Fini. L’inquilino di Palazzo Chigi, dinanzi a ministri, coordinatori e capigruppo - una quarantina in tutto - invita però i parlamentari ad evitare diserzioni in Aula: «In un momento importante come questo, occorre essere compatti, uniti, e soprattutto non mancare durante le votazioni». Poi, affronta il tema caldo delle Regionali. Un appuntamento per cui sarebbe utile modificare prima la par condicio e presentarsi alleati con l’Udc. «È necessario. Vedete sul territorio - è l’invito - la possibilità di trovare un’intesa con il partito di Casini». L’auspicio, in generale, è quello di «arrivare entro fine ottobre alla chiusura delle candidature». E se i giochi per Lombardia e Calabria sembrano fatti, a favore di Roberto Formigoni e Giuseppe Scopelliti, rimane ancora da sciogliere il nodo Veneto. Indica quindi Giancarlo Galan, come candidato del Pdl alla presidenza, ma rinvia tutto al confronto con la Lega. In ogni caso, Berlusconi non vorrebbe far scendere nella mischia chi siede in Cdm. Ognuno al suo posto, dunque, visto che i prossimi mesi non saranno facili da gestire. Cade quindi l’ipotesi di Mara Carfagna nella corsa per la Campania.
Fin qui, quanto emerso dall’Ufficio di presidenza Pdl, che scivola via senza particolari scossoni. Di diverso tenore, invece, l’intervista al Gr1, andata in onda ieri mattina, ma registrata - va detto - mercoledì sera, a caldo. «Il governo va avanti serenamente e se possibile con più grinta di prima - afferma il premier - perché questo è necessario al benessere del Paese. Abbiamo governato cinque anni senza Lodo Alfano e continueremo a farlo anche senza di esso». Ma il Cavaliere non si ferma qui: «Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi» - vedi caso Mills e diritti tv Mediaset - «che illustrerò agli italiani anche in tv. Mi difenderò più spesso nelle aule dei tribunali, facendo esporre al ridicolo gli accusatori, mostrando a tutti di che pasta sono fatto».
Inevitabile, un nuovo duro passaggio sull’operato della Consulta e di Napolitano. «C’è un capo dello Stato di sinistra e c’è una Corte costituzionale con undici giudici di sinistra - aggiunge sempre al Gr1 - che non è certamente un organo di garanzia, ma è un organo politico». D’altronde, «il presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza di sinistra che non è più quella del Paese. Tutto qui». In realtà c’è altro.

E Berlusconi rintuzza: «Meno male che Silvio c’è, altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra, che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica. Ma anche più del 70% della stampa, con in testa Repubblica, e i programmi d’approfondimento della tv pubblica, pagati con i soldi di tutti».

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