da Parigi
«Cercare di ripetere il referendum costituirebbe un atto ingiustificato e inaccettabile», ci dice lo storico e romanziere Max Gallo, che fu ministro negli anni Ottanta all'epoca della presidenza Mitterrand e che è oggi uno dei più prestigiosi intellettuali transalpini. Durante la campagna elettorale si è impegnato a fondo a favore del no ed è quindi comprensibilmente soddisfatto. «Ma non credo che la risposta data dagli elettori francesi sia interpretabile come un rifiuto dell'integrazione europea in quanto tale», dice in unintervista al Giornale.
E allora come bisogna interpretare quel no secco e massiccio da parte dei suoi connazionali ?
«In questa campagna elettorale ho constatato una grande angoscia nell'opinione pubblica e credo che questa sia la chiave giusta per interpretare l'esito dello scrutinio».
Angoscia per quale motivo?
«I francesi percepiscono il peso e la gravità di una situazione economica difficile e si rendono conto del fatto che la Costituzione avrebbe aggravato la situazione sociale del Paese. Oggi la disoccupazione in Francia viaggia su livelli molto alti e l'insieme della problematica sociale è percepita con grande apprensione dalla gente».
Alcuni politologi dicono che i francesi hanno voluto far pagare a Chirac il conto della sua impopolarità. Lei che ne pensa?
«Che Chirac sia poco popolare è un dato di fatto, ma io non ritengo che l'esito di questo referendum sia interpretabile come una resa dei conti tra il popolo francese e il capo dello Stato. Altri hanno detto che i francesi hanno votato in questo modo per fare un dispetto al primo ministro Raffarin. No, io non credo proprio che l'elemento fondamentale sia questo.
E allora qual è l'elemento fondamentale?
«È l'Europa ed è, come dicevo prima, il timore che le nuove regole europee fossero destinate ad aggravare la crisi sociale della Francia. La gente ha letto il testo costituzionale e ne è stata scossa, avendo maturato la convinzione che le conseguenze sociali per il Paese sarebbero state molto serie».
Dunque secondo lei i francesi non hanno rinnegato l'Europa in quanto tale?
«I francesi hanno espresso il loro dissenso da un certo modo di realizzare l'Europa, ma non vogliono che la Francia abbandoni la costituzione europea. Se mi permette un gioco di parole, posso dire che in Francia si è votato contro la Costituzione perché si vuole un'altra costruzione.
I francesi continuano a guardare all'Europa?
«I francesi pensano che l'Europa sia parte integrante della loro politica nazionale e proprio per questo hanno preso sul serio il referendum di domenica: perché hanno valutato fino in fondo le conseguenze che avrebbe avuto una scelta negativa in tema di avvenire dell'Europa e quindi della Francia. Se avessero voluto punire Chirac e Raffarin, non avrebbero avuto bisogno di leggersi il testo costituzionale».
Perché c'è stato un risultato opposto a quello del referendum del settembre 1992 sulla ratifica del Trattato di Maastricht ?
«Perché Maastricht ha deluso i francesi. Allora molti rinunciarono a esprimere la propria opinione e altri si convertirono al sì sulla base delle promesse di Mitterrand, secondo cui l'Europa avrebbe portato protezione sociale e sviluppo economico. Invece le cose sono andate ben diversamente».
Però c'è l'euro...
«Appunto, c'è l'euro che si è rivelato un bel problema. Il cambio di moneta ha fatto aumentare i prezzi in modo molto sensibile e proprio oggi leggevo un'inchiesta a questo riguardo. Il livello raggiunto in euro dal prezzo delle ciliege ai mercati generali sarebbe stato inconcepibile in franchi. I prezzi sono aumentati a causa dell'euro e le condizioni di vita della gente si sono deteriorate. Così gli elettori hanno smesso di credere a certe facili promesse».
Penso che il sì abbia fatto una cattiva campagna?
«Io penso che il sì abbia difeso una cattiva causa e che abbia perso per questa ragione».
La Costituzione è morta?
«Per me la Costituzione europea è morta e io ne sono soddisfattissimo».
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