La destra al potere in Messico ha vinto d'un soffio le presidenziali del 2 luglio. Ma la sinistra non ci crede e impugnerà il risultato. Nel computo dei verbali elettorali concluso dallIfe (Istituto federale elettorale) Felipe Calderón, il 43enne candidato del partito Azione nazionale, al governo da sei anni, si è imposto con lo 0,57% dei voti su Andres Manuel Lopez Obrador, in corsa per il Partito della rivoluzione democratica (Prd), di sinistra. In numeri, con il 35,88% contro il 35,31%, pari a uno scarto di 236.006 voti su un totale di 41.758.191 suffragi, mentre gli aventi diritto erano circa 71 milioni. Insomma, Calderón, con 14.981.268 voti contro i 14.745.262 del rivale (il terzo, Roberto Madrazo, del Pri, il Partito rivoluzionario istituzionale che ha governato il Paese dal 1930 al 2000, ne ha ottenuti 9.300.
081) succederà a Vicente Fox con lappoggio del 21% di tutti messicani: un dato politico che inciderà non poco nellimmediato futuro del Paese. Il presidente eletto, anche alla luce delle veementi proteste di Lopez Obrador, che fin da lunedì ha parlato di «manipolazioni» dei risultati, ieri si è detto disponibile a un «governo di coalizione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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