«Non deve stupire che siano favorevoli alla pena capitale per Saddam società religiose qual è quella americana, mentre lEuropa secolarizzata è contraria. In questo caso, però, giustiziare il dittatore iracheno è davvero un atto di ipocrisia...». Vittorio Messori, scrittore cattolico, autore di best-seller, interpellato dal Giornale sulla condanna definitiva di Saddam Hussein, ci tiene a distinguere. E spiega perché è contrario allesecuzione del raìs di Bagdad pur ritenendo pienamente legittima la pena di morte nella prospettiva cristiana e cattolica.
Che cosa ne pensa della sentenza che porterà Saddam sul patibolo?
«Il mondo è pieno di tiranni sanguinari come lui, che rimangono al loro posto, e pure riveriti. Il problema dellIrak temo sia stato quello di essere troppo vicino a Israele, cioè di rappresentare una minaccia reale per quello Stato. Poco prima che le truppe angloamericane invadessero il Paese del Golfo, un alto esponente dellesercito israeliano aveva detto che con il cambio di regime Israele avrebbe potuto risparmiare un terzo del suo bilancio militare».
Non le sembra di esagerare? Davvero crede che sia stato questo il vero motivo della guerra allIrak?
«Mi limito a osservare i fatti. Perché non si fa una campagna simile contro la Corea del Nord? Perché non si muovono truppe contro il Sudan, dovè in atto un vero genocidio? Nellarea mediorientale cerano solo due alleati degli Stati Uniti, Israele e lArabia Saudita. Questultima si è dimostrata inaffidabile, un vivaio di terroristi. Cera bisogno della guerra per garantire Israele. Del resto, chi potrebbe dire ragionevolmente che quel conflitto è stato combattuto contro il terrorismo? Oggi proprio questo è cresciuto a dismisura in Irak, mentre prima non cera, perché Saddam teneva sotto controllo il Paese. Così comè miseramente caduta la motivazione delle armi di distruzione di massa. Che non si sono trovate perché non cerano».
Spieghi perché è contrario allesecuzione di Saddam. Vuole difenderlo?
«Non lo difendo, è stato un dittatore, ha governato con metodi sanguinari. Trovo però ipocrita impiccare Saddam in un Irak che sta andando a fuoco, che oggi sta molto peggio di quando lui era al potere, dove cè un governo che non reggerebbe una settimana senza la presenza dei marines. Lo giudico un errore politico, la giustizia dei vincitori, in un Paese dove sono morte 600mila persone, e dove i militari americani che hanno pagato un alto tributo di sangue, con tremila vittime stanno chiusi nelle loro zone verdi».
Non la stupisce che una società religiosa come quella americana sia a favore della pena di morte, mentre lEuropa secolarizzata sia contraria?
«Non mi stupisce affatto. Ha scritto Romano Amerio: La pena di morte è barbara in una società irreligiosa, che chiusa nellorizzonte terrestre non ha il diritto di privare luomo di un bene che per lui è tutto il bene. Quanto più una società è irreligiosa, secolarizzata, tanto più ha orrore della pena di morte, perché toglie ciò che è considerato lunico vero bene. Nella prospettiva religiosa, invece, esiste laldilà, la vita è un mezzo, non un fine; e la società americana, dicono le statistiche, è la più religiosa del mondo. NellAntico Testamento, la pena di morte è prevista in ben 35 casi, compresa la minaccia verbale contro il padre. Gesù non è venuto ad abolire la vecchia legge, ma a completarla e infatti, quando il buon ladrone ammette che la crocifissione per lui stesso e per laltro ladrone è giusta, Cristo non ha nulla da obiettare. Il patibolo, accettato dal colpevole, era visto come un mezzo di espiazione che apriva le porte del paradiso. Una Chiesa che definisse illegittima, in una prospettiva biblica, la pena capitale, sarebbe suicida: vorrebbe dire rinnegare venti secoli di teologia e di storia».
Ma il nuovo Catechismo non la pensa così...
«Una cosa è dire che è illegittima, unaltra cosa è affermare che è opportuna. Credo anchio che oggi la pena capitale non sia opportuna, perché proprio lirreligione delle società moderne la rende incomprensibile e barbarica. Per questo mai e poi mai sosterrei una campagna per reintrodurla. Nel Catechismo la pena di morte non è però esclusa come possibilità legittima, ma si dice che oggi sono rari, se non praticamente inesistenti i casi di assoluta necessità di sopprimere il reo».
Non la spaventa questo appellarsi ai valori religiosi e al nome di Dio per giustificare le guerre, come avviene in società religiose anche occidentali, come gli Usa?
«Sì, mi spaventa. Mi ricorda il grido dei giacobini che massacravano i vandeani al grido: Sii mio fratello o muori!. Oggi mi sembra che il grido sia: Accogli i nostri valori o ti bombardiamo!».
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