Il mestiere più pericoloso? Sindaco in Sardegna

La Sardegna non è una terra per politici. Tra ordigni, intimidazioni e attentati il loro mestiere è diventato sempre più duro e pericoloso. «Only the brave», ci sarebbe da dire, ma anche i più coraggiosi spesso sono costretti ad alzare bandiera bianca, per salvare la propria famiglia e la propria vita. «In queste condizioni, mi dite come posso andare avanti? Presenterò le mie dimissioni». A dare l’annuncio è stato il sindaco di Ottana, Giampaolo Marras, vittima dell’ennesimo atto di violenza nei confronti dell’operato di un amministratore locale. Nella notte tra giovedì e venerdì scorso, la sua casa è diventato un bersaglio su cui scaricare una grandinata di pallettoni. «Ho urlato: Stai giù, prendi i bambini e corri sotto il letto - ha commentato il sindaco all’«Unione Sarda» - Ho lasciato mia moglie per scendere giù in cucina dove c'era il telefonino e mentre facevo le scale è arrivata un'altra fucilata e poi un'altra ancora». Per fortuna, a parte qualche escoriazione subita dalla moglie, tutti salvi, compresi anche i due figli piccoli. Resta però la paura ad Ottana, paese che sta attraversando una grande crisi con centinaia di operai rimasti senza lavoro e assistiti dagli ammortizzatori sociali. Ma il sindaco era in piena attività da soli tre mesi e non aveva esperienze pregresse in amministrazione. Difficile che in così poco tempo abbia scatenato tanto astio. Quello che è certo è che, in un clima del genere, Marras non se la sente di continuare.
Ma questo è solo l’ultimo esempio in un’isola che, oltre fare dell’attrazione turistica e della bellezza paesaggistica i suoi vessilli, detiene un primato amaro: è tra i primi posti della classifica nazionale degli attentati contro i pubblici amministratori: ottanta ogni anno. In un contesto del genere difficile svolgere serenamente il mestiere per il quale si è stati eletti o delegati. Per contrastare tutto ciò la migliore risposta è sempre quella degli amministratori locali che continuano, nonostante tutto, a esercitare il proprio lavoro. Ma anche loro sentono che in Sardegna non ci sono le condizioni ideali per farlo.
Già la stessa Ottana non è nuova a episodi del genere. Basti pensare che il 7 febbraio scorso all’ex assessore comunale del Lavoro, Nicolino Pittalis, è stata fatta saltare in aria l’autovettura. Anche in quel caso sono seguite le dimissioni. E il 4 dicembre 2009 una bomba è esplosa contro il comune. Secondo il consigliere regionale del Psd’Az, Paolo Maninchedda, a Ottana ci sono stati 40 attentati negli ultimi 20 anni, «tutti senza colpevoli». Ma Ottana sembra solo la punta di un iceberg. Solo in quest’anno vi sono stati numerosi episodi simili in tutto il territorio sardo. Il 7 settembre scorso è stata incendiata l’auto di un consigliere comunale di Elmas, Francesco Pinna, di 58 anni; il 25 agosto è stata incendiata la casa del sindaco di Mamoiada, Graziano Deiana; il 23 aprile è stato fatto esplodere un ordigno davanti al locale del consigliere comunale di Quartucciu Giorgio Mascia. Andando indietro nel tempo, di episodi simili se ne incontrano troppi. Uno dei più gravi successe nel 2004 e colpì il sindaco di Burgos, Pino Tilocca, del Prc.

Lui e i suoi famigliari divennero bersaglio degli attentatori fra il 19 febbraio 2002 e il 29 febbraio 2004, giorno più nero quando il padre di Pino, Bonifacio Tilocca, venne barbaramente ucciso. Per non parlare poi di Lula, terra di bombaroli in cui per un decennio non si è riusciti a eleggere il sindaco, terra di veleni e lettere anonime, terra di omicidi efferati e impuniti.

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