
I punti chiave
Potrebbe essere una stagione autunnale e invernale dominata dal fenomeno conoisciuto con il nome di "La Nina", ossia un raffreddamento delle acque superficiali di una grossa porzione dell'Oceano Pacifico (centrale e orientale) con conseguenze atmosferiche in tutto il globo, Italia ed Europa ovviamente comprese.
Cosa può succedere
Gli scienziati della Noaa (Amministrazione nazionale oceanica e atmosferica) hanno spiegato che sussistono alte probabilità che La Nina si sviluppi questo autunno e inverno con le attuali previsioni che indicano una probabilità di poco superiore al 50% tra settembre e novembre e che le probabilità aumenteranno con l'arrivo dell'inverno. Quando si ha questo fenomeno la corrente a getto (flussi d'aria da ovest verso est a 10-12 km d'altezza) si spinge ancor più verso Nord con la tendenza a trasportare tempeste nel Pacifico nord-occidentale e nel Nord degli Stati Uniti lasciando il sud più secco.
"Statisticamente, in presenza di questo particolare fenomeno si assiste ad un aumento delle precipitazioni nel Sud-Est asiatico (i temibili monsoni che provocano alluvioni devastanti), in alcune parti dell'Africa, in Brasile e in Australia. Nel contempo, esso comporta delle significative fasi siccitose nelle Americhe occidentali, nel Golfo del Messico e nell'Africa nord-orientale", ha spiegato l'esperto Mattia Gussoni de Ilmeteo.it.
Le conseguenze per l'Italia
A noi, logicamente, interessa maggiormente quello che può accadere in Europa ma soprattutto sul nostro Paese. Uno degli effetti più evidenti de La Nina si traduce statisticamente in inverni più freddi e rigidi sulle nazioni centro-settentrionali europee ma anche nell'area mediterranea con una maggiore predisposizione a ondate d'aria fredda. Non solo, ma una diretta conseguenza potrebbe essere la formazione di insidiosi vortici ciclonici sui nostri mari forieri di forte maltempo già a ottobre e novembre, quindi nel pieno dell'autunno.
I rischi maggiori
"Il rischio principale è quello di dover affrontare eventi estremi come nubifragi e nei casi più eccezionali le così dette 'alluvioni lampo' che solitamente interessano fasce ristrette di territorio (come successo in Toscana e in Romagna nel 2023, a Ischia e nelle Marche nel 2022 e nel 2021 in Sicilia solo per citare le più recenti), scaricando al suolo ingenti quantità d'acqua", ha aggiunto l'esperto. Il Centro Europeo per le previsioni a medio termine (Ecmwf) mette già in evidenza più piogge sull'area mediterranea.
In questi casi, come sempre, predichiamo prudenza perché non si tratta di previsioni (che non vanno oltre i 7-10 giorni) ma soltanto di proiezioni, ossia come si potrebbe comportare l'atmosfera di fronte a un fenomeno come La Nina.