Il metrò supera il primo test Ma torna l’incubo pioggia

La struttura regge, ed era la notizia più attesa della giornata. Le stazioni della metropolitana invase dalle acque del Seveso sabato scorso non presenterebbero rischi di cedimento: alla fine del sopralluogo ieri i tecnici del dipartimento di ingegneria strutturale del Politecnico di Milano hanno autorizzato i tecnici Atm ad entrare in sicurezza per la seconda parte di verifiche, quelle su impianti elettrici e di illuminazione, sul sistema di segnalamento (quello che mantiene la distanza di sicurezza tra i treni in linea), impianto di ventilazione. E la conta dei danni in questo caso rischia di essere lunga. Il Comune continua ad essere ottimista sulla ripresa del servizio «entro dieci giorni» nel tratto congelato tra Sondrio, Zara e Maciachini. «Le prime verifiche sulla parte strutturale sono finite e sono positive- conferma l’assessore ai Lavori pubblici Bruno Simini - se dopo la seconda fase dei controlli non verranno riscontrate complicazioni gravi agli impianti, i treni della gialla ricominceranno a viaggiare tra 10 giorni». Si allinea il vicesindaco Riccardo De Corato: «I tempi di riapertura saranno molto più brevi del previsto, non un mese o venti giorni come era stato detto». Ci vanno con i piedi di piombo i tecnici Atm, che manifestano sì un «generale ottimismo, perché la situazione sembra meno drammatica del previsto» ma per dare il responso su tempi e modi della ripresa e sui costi aspetteranno lunedì o martedì, dopo i test sugli impianti. Difficile dire con sicurezza se le corse dovranno essere limitate a un binario unico, per evitare treni lumaca, o se il servizio si potrà riprendere subito regolarmente.
Ieri il responsabile dell’emergenza Alberto Zorzan ha guidato un sopralluogo nella stazione di Sondrio, la più profonda (circa 30 metri) e dove l’acqua fino a qualche giorno fa arrivava a nove metri di altezza, fino al piano ammezzato. Le idrovore hanno lavorato giorno e notte, ieri è stato rimosso anche il fango che rischiava di sedimentare. Il treno che era rimasto fermo in galleria dopo lo stop al servizio e sembrava un’impresa rimuovere dai binari, da ieri notte è posteggiato nel deposito di San Donato. Ma il black out è totale e sulle previsioni si naviga a vista: la stazione di Zara è quella che presenta meno conseguenze a livello strutturale ma è la messa peggio a livello impiantistico, al momento si opera con gruppi elettrogeni perché non si riescono ad attivare neanche le lampade di emergenza. A Maciachini la stazione è in buone condizioni, bloccata la linea di collegamento. A Sondrio tutti i sistemi sono in cortocircuito, mano a mano verranno riattivati e si capirà il grado dei danni. Per prevenire altri rischi, Atm ha alzato in tempo record un muro per separare la linea 3 dalla 5 in costruzione, visto che l’apertura di una galleria tra le due reti ha reso ancora più eccezionale l’allagamento. I tempi sono legati anche allo stato di calamità chiesto dal Comune.

Da ieri però è di nuovo incubo esondazioni: la protezione civile ha inviato comunicazione di rischio idrogeologico moderato sul centro-nord della Lombardia, «prestare massima attenzione al bacino lombardo-milanese per possibili piene di Olona e Seveso».

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