Marco Morello
A una settimana esatta dal tragico incidente di piazza Vittorio, panico e rabbia sono tornati a esplodere nei cunicoli della metropolitana. Ieri mattina allora di punta, poco prima delle 8,30, il servizio sulla linea B è stato sospeso per circa ventidue minuti (solo dieci secondo la società Met.Ro.) per un problema alle linee elettriche di alimentazione. Si tratta di una storia già sentita tante volte, ma è ormai incontestabile che gli utenti abbiano dato fondo a tutte le scorte residue di tolleranza. Lo conferma quanto è successo alla stazione Tiburtina: non appena si sono aperte le porte dei vagoni, molta gente si è riversata di corsa in superficie, temendo un nuovo tamponamento o anche qualcosa di più grave.
Chi è costretto a servirsi della metro vive in uno stato di tensione perenne e i ripetuti guasti non fanno altro che alimentare il malessere. «Ho subito pensato al peggio - racconta Stefano, studente di architettura - quando sono lì sotto non ce la faccio a restare tranquillo. E vedo che agli altri succede lo stesso, glielo leggo in faccia».
«Siamo rimasti bloccati per circa otto minuti - aggiunge Alessandro, perito agrario -. Io ero nella carrozza di coda e non appena il treno si è fermato tutti si sono spostati accalcandosi nella parte anteriore del vagone».
Le ferite ancora aperte dello scontro hanno generato una vera e propria sindrome da ultimo vagone, un sintomo inedito che si aggiunge agli altri e che richiede un intervento immediato da parte delle istituzioni, perché lo stato del trasporto pubblico capitolino ricorda tanto un bollettino di guerra. È quanto sostiene Fabio Desideri, capogruppo della Dc alla Pisana: «Martedì il dramma sulla metro A, venerdì il blocco sempre della linea A, ieri (lunedì, ndr) la tragedia sfiorata sulla Roma-Lido e oggi (ieri, ndr) il blocco della B, e nel frattempo sulla Roma-Viterbo prosegue la cancellazione dei convogli. I campanelli dallarme si susseguono da mesi: è il segnale chiaro e univoco di una inefficienza consolidata nella gestione dei trasporti pubblici che rende necessaria la convocazione urgente di un Consiglio regionale straordinario sui trasporti. Ne va della sicurezza degli utenti».
Quegli stessi utenti che ieri hanno preso dassalto gli autobus e i tram, decidendo di non risalire sulla metro nemmeno quando il servizio è tornato regolare. Nel frattempo, sempre a Tiburtina, decine di passeggeri hanno protestato con il personale di stazione e cè stato anche chi ha alzato la voce per sfogarsi. Un signore sulla quarantina ha chiesto con insistenza una nota su carta intestata per motivare il ritardo sul lavoro e quando ha scoperto che il responsabile di turno non poteva accontentarlo perché aveva già distribuito tutti gli stampati non ci ha visto più: «Tu me lo devi dare - ha gridato facendosi largo a spintoni e alzando un pugno in segno di minaccia - non è la prima volta che succede e io non posso rischiare di essere licenziato per colpa vostra». La sua reazione, seppure esagerata, è però indicativa.
«Sono otto anni che faccio questo lavoro - spiega invece imperturbabile uno degli addetti - e ormai non mi stupisco più di niente. Gli utenti perdono la pazienza, ma il fatto è che la linea è vecchia, è normale che ogni tanto si guasti».
Ciò che non è normale e che lascia perplessi è latteggiamento di Met.Ro.
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