nostro inviato ad Appiano
Macchè polpo, meglio affidarsi a Moratti. Rafa Benitez è uomo di mondo ed anche spagnolo. Il polpo (anche lui non si formalizza: polpo? polipo? Insomma quello) lo ha divertito, ha portato fortuna alla Spagna, ma per il futuro dellInter, e magari per gli acquisti, preferisce che sia il presidente (e Branca, soggiunge non dimenticando gli interni rapporti di forza) a far la parte del veggente. «Invece il polpo me lo mangio. Il migliore è quello della Galizia, da dove arriva mia moglie. Ma anche lo chef dellalbergo sardo, dove sono stato in vacanza, cucinava un ottimo polpo alla gallega». Insomma il polpo serve solo per una buona ricetta.
Meglio chieder a Moratti che Inter sarà? Per il momento se lo sta chiedendo pure il tecnico. Ieri si è ripresentato ad Appiano, conferenza tipica del primo giorno di scuola, con qualche sorriso in meno e qualche dubbio in più rispetto ad un mesetto fa. Cinquantadue giorni fa lInter vinceva la Champions, oggi sta aspettando i suoi eroi stanchi e delusi dal mondiale. Per ora si parla di partenze e non di arrivi e ritocchi. Cè da tornare a vincere subito, ancora un mese e saranno Supercoppe.
Chissà se Benitez qualche volta si è detto: chi me lo ha fatto fare! La prima risposta non è quella che conta, ma è quella che il mister canta come una filastrocca: «Io sono contento, questa è una bella sfida. Lobiettivo non cambia: vincere e rivincere». Il grattar di capo è per pochi intimi. Per ora lItalia gli ha regalato solo un problema con lauto. «Continuo a pensare di aver la guida a destra. State attenti se mi incontrate». La butta sul ridere. In pubblico la faccia è bonaria, niente giacca e cravatta, solo maglietta e calzoncini. Abito da lavoro, cervello che invece veste sempre labito blu: elegante e sottilmente raffinato. «Qui faccio il tecnico, a Liverpool ero manager. Mi occupavo di tante cose in più. AllInter penserò solo ai problemi del campo e cercherò di gestire al meglio i giocatori che la società mi darà». Mou sbraitava, questo ti mette al muro con due parole.
E quando insiste («Qui sono allenatore, in Inghilterra ero manager») rimanda a Moratti e Branca. Ovvero: se non mi servite come si conviene (leggi Mascherano e magari Kuyt) vi prendete la responsabilità. E così per la vendita di Maicon o Balotelli. Oggi Benitez non sa di quali facce fidarsi. Spiega: «Balotelli è bravo, di livello, voglio conoscere tutti personalmente. I calciatori di qualità sono buoni per ogni squadra. Devo vedere come lavora, la sua mentalità, parleremo insieme». Interlocutorio. Molto meno quando cita Etoo, con lui ha un rapporto di vecchia data: «Lo conosco da quando era nel settore giovanile del Real Madrid. Lanno scorso ha fatto un buon lavoro da esterno, ma è un grande attaccante. Se riuscisse a fare entrambe le cose....». Chiaro, no?
Evita di citare Mascherano, comincia ad aver noia dei confronti con Mou. «Capisco che ne parliate, ma abbiamo voltato pagina. Siamo diversi. Conserveremo il buono e vedremo di migliorare il resto». Magari imitare lo stile della Spagna? Francamente difficile. «Quello stile è fatto di possesso palla e qualità. Se riusciremo a imitarlo sarà un bene. Copiare tutto è impossibile». Sulla Spagna, domenica notte Benitez ha scritto un articolo per un quotidiano spagnolo. «Ho festeggiato, scrivendo», racconta. In questo momento devessere più facile spiegare la Spagna, che spiegarsi sullInter.
Da buon navigatore, Rafa ha annusato laria interna: la quiete è più preoccupante della tempesta. Regala allInter un oscar sul settore giovanile. «Al Liverpool ci guardavamo intorno, e i giovani nerazzurri erano tra quelli più citati». Ma non si è chiesto come mai solo Santon e Balotelli siano sopravvissuti? LInter è sempre un rebus.
«Mi affido a Moratti, il polpo me lo mangio»
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