«Mi faccio in tre. E ho un’ansia bestiale»

Non ha finito di fare la mamma, perché la sua Ginevra ha solo due anni e mezzo, però Anna Valle s’è rimessa a lavorare sul serio. A fine mese debutterà al Teatro Comunale di Thiene (Vicenza) con la commedia semiseria di Jérome Tonnerre Confidenze troppo intime, dove l’ex-modella siciliana («ma veneta d’adozione», precisa lei con orgoglio) si cala nel ruolo che, al cinema, nell’omonimo film di Patrice Leconte, fu di Sandrine Bonnaire. Diretto da Piergiorgio Piccoli, il cast comprende Aristide Genovese e Ulisse Lendaro (marito della Valle). Anna si divide anche tra due fiction: una per Mediaset, Amore e vendetta (regia di Raffaele Mertes) il cui set in questi giorni è a Guidonia, alle porte di Roma e una per la Rai, Le sorelle Fontana (regia di Riccardo Milani). E sempre calandosi in parti di donne forti, testarde, decise, persino un po’ matte.
È la prima volta che calca il palcoscenico. Paura?
«Ho un’ansia bestiale! Ho avuto poco tempo per provare… Limerò la mia parte tre giorni prima del debutto. Ma avendo avuto la fortuna di lavorare con quel mostro sacro di Anna Maria Guarnieri, terrò a mente certe esperienze fatte con lei».
Per la parte di Anna, donna confusa, che sbaglia porta e, invece d’andare dal suo psicanalista, finisce col fare le sue confidenze troppo intime a uno sconosciuto, si ispira a qualcuno?
«Ho visto più volte il film con Sandrine Bonnaire, però non m’ispiro a lei, piuttosto cerebrale. Il mio personaggio ha connotazioni più solari. Si tratta d’una donna anche sbarazzina e un po’ matta. Una figura apparentemente fragile, che non esita a svelarsi, mettendo a nudo particolari persino buffi. Si riderà, insomma. A dispetto della mia apparenza severa e timida, nella vita vera sono una giocherellona. Ne sa qualcosa mia figlia».
Che tipo di madre pensa d’essere?
«Apprensiva: sto lontana da mia figlia, quando lavoro e, nella lontananza, le preoccupazioni aumentano. Sono una madre che sbaglia. Che, magari, s’arrabbia quando non dovrebbe, o non capisce certe stanchezze della piccola. Ma ho un rapporto ottimo con Ginevra. E insieme a lei e a mio marito, formiamo una famiglia serena».
Vanno di moda le fiction a forti tinte. Anche Amore e vendetta lo è?
«S’ispira a Il Conte di Montecristo, quindi la risposta è: sì, le tinte forti ci sono. La mia Laura è un personaggio passionale, pieno di contraddizioni e ipersensibile ai limiti del patologico. Avendo come partner Alessandro Preziosi, che cercherà di vendicarsi del suo amore tradito, provo a misurare i miei turbamenti. Ma il passato non passa».
Anzi: il passato ritorna con Le sorelle Fontana, altra fiction, che rievoca l’affascinante vicenda delle celebri sarte. Ce ne parla?
«Non vedo l’ora di cominciare a girare. Conoscevo, vagamente, l’origine delle sorelle Fontana, ma non sapevo nel dettaglio tante cose. C’è voluto il coraggio di tre donne sole per trasferirsi da Parma a Roma, a tentare l’avventura della moda, negli anni Quaranta. Io sarò Zoe, la sorella più grande. Una specie di “capo”. Protettiva e austera, Zoe sarà l’anima d’una piccola rivoluzione in gonnella. Pare che le tre sorelle litigassero molto, ma sempre per la migliore riuscita delle loro creazioni».
Vive a Vicenza, nel centro storico.

Nei giorni tremendi dell’alluvione, ha maturato qualche riflessione?
«Vicenza è stata una delle città più colpite. E ho adorato i vicentini e i veneti, in generale, che si sono rimboccati le maniche subito, senza perdersi d’animo».

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