«Mi piace divertire Affronto le crisi

«Mi piace divertire Affronto le crisi

Un grande show con ballerini, attori e cantanti. Una trentina di persone in scena. E, a coronar l’opera, persino le due belle figliole del gran mattatore di turno. L’incantevole Susanna che si sta facendo le ossa come scenografa e costumista, in coppia con la sorella Carlotta, attratta dal canto fin dalla più tenera età. Questo, in sintesi, il biglietto da visita di Di nuovo, buonasera, lo show che Gigi Proietti, il nostro mitico uomo-orchestra, presenta sul palco dello Smeraldo fino al 9 novembre. E che il protagonista ha infarcito come e più del solito di quelle invenzioni e di quegli assolo di cui solo lui detiene il primato.
La sua, caro Gigi, è da anni la carriera eternamente in ascesa di un protagonista dell’one man show. Che la colloca al primo posto in Italia. Lei è il solo che sa ballare, cantare, recitare...
«Sono lusingato della sua opinione, ma questo non corrisponde alla verità. Ha mai visto Christian De Sica? È talmente bravo che fa persino rabbia. E che mi dice di Lella Costa che riesce a divertire squadernando davanti al pubblico addirittura l’ Amleto?».
Vedo che è molto generoso coi suoi colleghi.
«Il teatro è un rito collettivo, guai a dimenticarsene. Come il repertorio. Io, che da sempre mi rifaccio al passato, quello di Petrolini che adoro ma a volte mi spingo indietro risalendo a Molière, ho una gran ammirazione per il talento altrui. Senza il confronto non c’è dinamica. Me lo diceva anche Gassman, che fu il primo a credere nelle mie qualità».
Cosa pensa dei nuovi comici, o meglio dei nuovi mattatori della risata all’italiana?
«Claudio Bisio è un portento. Lo vedi in scena, lo senti parlare, credi che abbia esaurito i suoi lazzi. Ma sul più bello, ecco la battuta trascinante, il colpo d’ala prodigioso, l’occhiata assassina. E Fiorello? È un autentico showman con una resistenza che ha dell’incredibile. Fiati e polmoni, gambe e falcate eccezionali e una voce da cantante di classe».
Vero, verissimo, ma nessuno di loro finora ha mai affrontato in teatro la prosa, quella seria, quella dove ci si fa le ossa. Come è capitato a lei. Non ne ha nostalgia, a volte?
«Sì e no. Sarei un pazzo a rinnegare Coriolano, a far spallucce davanti al Dio Kurt, il testo di Moravia in cui, da giovane, mi rifacevo addirittura ad Edipo. Anche se in fondo, a pensarci bene, quei personaggi sono stati solo la palestra servita a formare il Proietti di oggi».
Che, in sintesi, chi è?
«Quello che fa ridere e non quello che fa piangere. I vizi e le virtù dell’essere umano, caro mio, si trovano solo in fondo alla risata. Quando ti diverti e hai la fortuna che il pubblico segua le tue invenzioni, non solo hai fatto centro, ma...».
Ma?
«Ma sei riuscito anche a far riflettere. Con le lacrime tu annienti un tuo simile mentre se lo fai ridere di quanto lo circonda, gli dai la chiave per affrontare il futuro. E magari anche quella di risolvere quei problemi che gli paiono insormontabili».
Scusi se faccio l’avvocato del diavolo, ma tra Petrolini e Pitigrilli non le sembra di esagerare?
«Nel teatro leggero, è in atto una crisi di autori. Personalmente io rimpiango Garinei e Giovannini. Dove lo trovi oggi uno che, il giorno prima, scrive addosso a Dorelli Aggiungi un posto a tavola e, la sera dopo, ti cuce addosso uno smoking come Alleluia brava gente, va bene valorizzando Proietti ma una star in ascesa come Mariangela Melato?».
E dei giovani che mi dice?
«Io che fino a due anni dirigevo la scuola di recitazione del Brancaccio, mi son divertito un mondo pur sudando sette camicie a esaltare il talento delle nuove leve. Tanto è vero che, stavolta, in Di nuovo, buonasera, me li porto tutti con me, questi giovani, figlie comprese».
Non mi dica che molto presto, circondato da figlie veri e figli d’arte, la sua compagnia somiglierà da vicino a quelle famiglie reali di Broadway come i Barrymore...
«O come i De Filippo, tanto per stare a casa nostra? No, non è questo ciò che voglio.

Mi piacerebbe invece che, come me, che me la godo a cantare, suonare, recitare e soprattutto parlare col pubblico, sorgessero per incanto dal fondo scena dei tipi sbalorditivi come Woody Allen, capaci di intrattenere la gente con la tromba della propria voce e, dieci minuti dopo, anche suonando il trombone e magari il contrabbasso».

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