"Mi rimetto in gioco: a me basteranno 4 ori"

Federica Pellegrini: "Phelps è irraggiungibile. Ma voglio mantenere la promessa fatta a Castagnetti e agli Europei nuoterò anche negli 800"

"Mi rimetto in gioco: a me basteranno 4 ori"

Da Wonder woman a Super woman: Federica ci prova. L’importante è vincere e magari stupire. Dice di essere stanca. Ed allora uno pensa: riposati! No, non c’è campione nella normalità. Lei raddoppia le fatiche, le gare, le tensioni. Dice: «Ragazzi, faccio anche gli 800 metri. Vediamo l’effetto che fa». Non sarà Phelps: lo toglie subito dalla testa dei banaloni. Ma sa di non essere una campionessa per caso. E allora eccola lì, all’Harbour club di Milano, una piscina di 50 metri che sorge come una bomboniera nel verde, due giorni di gare diventate tradizione, anche per lei.

Oggi la Pellegrini ha messo da parte le bizzosità, conosce l’importanza dei media. E li «usa». In testa, sui capelli biondo-simil ossigenati, s’è calata un cappellone stile Panama. E sulla fascia una scritta: Federica Pellegrini.com Nuova linea di moda? «Macché, lo faccio per il sito: appena posso scrivo qualcosa, tengo un rapporto con i tifosi, chissà, sto creando una nuova community». Sta diventando community anche il suo rapporto con i giornalisti. Ieri ha riunito tutti, prima delle gare della sera (otterrà la terza prestazione mondiale dell’anno nei 200 sl, in 1’57.04), per raccontare come se la passerà agli Europei di Budapest in agosto.

Appunto, allora?
«Proverò gli 800 sl, per rompere il ghiaccio, vedere come funziono, se sarà possibile preparare 4 gare per le Olimpiadi di Londra. È un progetto importante, gli Europei mi aiuteranno: gareggerò negli 800 eppoi ci saranno i 200 e i 400».

Per una che dice di esser stanca...
«È stato un anno faticoso. Soprattutto per l’alternarsi di grandi emozioni: negative e positive. C’è una stanchezza fisica ed una psicologica. Ma non mollo. Se agli Europei passo bene l’esame degli 800, poi alle olimpiadi sarà più facile».

Roba da Phelps?
«Ma va’ là! Nessuno riuscirà mai a compiere la sua impresa, ha fatto qualcosa di allucinante: 8 ori. A me ne basterebbero la metà».

Quindi quattro gare alle Olimpiadi, come si fa?
«Parto sempre dal presupposto che nulla è impossibile. Ho affrontato sfide impossibili e spesso le ho vinte. Sono dura con me stessa. Può capitare che sbagli, ma la convinzione mi aiuta a migliorare. Ci sto lavorando con uno psicologo».

Gli 800 sono l’ultimo progetto che Castagnetti aveva elaborato per la sua campionessa...
«Voleva che ci provassi già a Pechino, me lo ha detto fino alla mattina della gara. Mi aveva iscritto. Non volevo, ma sapevo che prima o poi l’avrei fatto. È un obbligo morale, ma lo faccio perché ne sono convinta».

Una campionessa che si prende un rischio...
«Mi rimetto in gioco, è il modo migliore per tenere i piedi per terra. Prima degli Europei simulerò due gare, ma niente più: quest’anno ho fatto talmente tanti chilometri... Sono stanca e sogno le vacanze».

Con Marin...
«Lui mi dà sempre tranquillità, è importante per la mia vita».

Come i tatuaggi?
«Quelli sono sette e dico basta: sono già tanti. L’ultimo: quello con le rose è uno dei più significativi».

Ormai Pellegrini è un marchio di qualità. Non teme di progettare e magari non mantenere?
«Gli 800 saranno una esperienza fatta passo per passo, senza correre. Da qui alle Olimpiadi 2012 potrà succedere qualunque cosa: l’idea è delle quattro gare, compresi i 100 metri. Oppure perdo, non vado bene e magari decido di ritirarmi prima dei Giochi. Tutto può accadere. Chissà, magari le gare saranno solo tre. Vedremo. So di essere in alto e so quanto è difficile rimanerci».

Pensi che fine ha fatto l’Italia. Cosa ne pensa: colpa di Lippi o dei giocatori?
«Direi che vanno divise. Ma, alla fine, vanno in campo i giocatori, vado in vasca io. Quindi sono io che devo risponderne».

Detto dall’atleta più grande dello sport italiano...
«Lascio che lo dicano gli altri, per non sembrare snob».

Immagini cosa succederà se vincerà qualche oro agli Europei. Tutti a dire: azzurri del calcio imparate...
«Immagino! Ma sono sport diversi: i momenti negativi ci sono per tutti».

Ma lei è atleta simbolo....
«La responsabilità non mi spaventa. Ai mondiali di Roma ero tesa: giocavo in casa. Agli Europei sarò più tranquilla.

La responsabilità è un onore: onore essere una portabandiera, veder sventolare il tricolore, mi piace cantare l’inno».

Ammainato il tricolore del calcio nostro, per chi tifa?
«Dico Argentina, ho seguito le partite, mi piace, ha qualcosa che intriga».

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