Politica

«La mia chiesa-igloo sorgerà al Polo Sud»

Gabriele Villa

È come se la vedesse già davanti: una sorta di igloo, concepito a spicchi. Una torta dall’aspetto vagamente spaziale. Su cui spunta una piccola croce, luccicante. L’uomo che ama i ghiacci perenni abita in un paesino piccolo piccolo. E ogni giorno fa il confronto. Quattordici milioni di chilometri quadrati di superficie dell’Antartica, il suo sogno, contro i 17,68 di Casalgrasso, la sua casa. Non c’è partita. Perché Antartica significa una volta e mezzo la superficie degli Stati Uniti, una fetta di mondo pari al nove per cento dell’intera crosta terrestre. In compenso se sono 1.450 i casalgrassesi compresi quelli della frazione Carpenetta, arrivano a 5.000, ma solo nella stagione più calda, gli antartici (pinguini esclusi, s’intende, altrimenti non ci sarebbe partita un’altra volta). Per il resto, se a Casalgrasso le stagioni si alternano, là le cose non cambiano mai: sei mesi di luce e sei mesi di buio. Fitto. Temperature che in inverno scendono fino a -80 gradi centigradi e in estate, salgono, guardate che fortuna, fino a -40. Altro che l’afa in cui da noi si galleggia, altro che quelle nebbie, da tagliare a fette, che incartano i campi di quel paesino del Cuneense, che, del nostro uomo innamorato dei ghiacci perenni, è l’indirizzo anagrafico. O meglio la residenza fisica e solo la residenza fisica.
Già, perché il cuore, il cuore di Gianni Varetto, 57 anni, tecnico di motori aeronautici per 39 anni, è sempre stato ancorato lontano. Laggiù, dove il mare è gelido e sopravvivere è un mestiere difficile, come è difficile camminare, agghindati a guisa di astronauti del freddo, su quegli specchi dal bianco abbagliante. A questo punto la faccenda si complica perché il nostro uomo non si limita a sospirare guardando la carta geografica o accarezzando cimeli inusuali (tipo il lungo dente di un tricheco). Gianni Varetto, infatti, è anche un radioamatore (nominativo d’ordinanza: I1HYW), che ha preso sul serio quest’hobby affascinante, che io stesso condivido, e ha contattato ormai tutto il mondo e forse anche qualcosa di più. Ma le sue antenne, sono sempre state puntate nella medesima direzione del suo cuore: 180 gradi sud. Antartica. Ora più che mai. Ora che è un cittadino in pensione. E così, sommando due amori, Antartica e radio, dal laboratorio sentimentale di Casalgrasso sono uscite idee su idee. Un sito internet (www.ddxc.net/wap), visitato in media da ventimila persone al mese, gemellaggi e scambi di informazioni con le stazioni scientifiche e le basi dell’Antartica. Tra cui quella Giapponese di Dome Fuji e quella indiana di Maitri. Iniziative di divulgazione scientifica a livello universitario, varate assieme al Pnra , il Programma nazionale di ricerche in Antartide. Fino all’idea più provocatoria e ambiziosa che Gianni potesse farsi venire in mente: costruire una chiesetta cattolica a Baia Terranova, sul terreno, scusate, sui ghiacci, della base italiana Mario Zucchelli.
Una sorta di sfida che Varetto vuole solo vincere. Ma perché? «Lo scorso anno - spiega - abbiamo avuto notizia dagli amici della base di Bellinghausen, che si stava terminando la costruzione di una chiesa russo-ortodossa in Antartide. Così, con gli altri amici del sito ci siamo domandati perché non fare altrettanto. Pensate che orgoglio. La nostra sarebbe la prima chiesa cattolica costruita in mezzo ai ghiacci perenni. Un punto spirituale strategicamente incuneato tra la base americana di McMurdo e la neozelandese Ross. Se l’opinione pubblica italiana, il mondo imprenditoriale, le istituzioni, i politici e non ultimo il Vaticano fossero informati di questa opportunità il nostro sogno potrebbe divenire realtà».
Capitolo centrale: i costi . «Per la costruzione dell’edificio, che poi è l’unica parte da finanziare, i fondi necessari – ipotizza Varetto - potrebbero arrivare da imprenditori privati. C’è già nell’aria uno sponsor, o dalla intramontabile generosità degli italiani. O magari anche dal Vaticano stesso. Io sono convinto che potremmo cavarcela con 150mila euro, dipende dal materiale. C’è solo da scegliere. Potremmo farla in legno o in vetroresina, a questo proposito c’è una ditta di Brindisi, leader nel settore, che si è fatta avanti offrendo la massima disponibilità. Non stiamo parlando di una cattedrale ma di una chiesetta». Qualcuno potrebbe obiettare che il trasporto dei materiali e il montaggio della struttura hanno un peso non irrilevante nell’impresa. Ma l’entusiasmo di Varetto viaggia a vele spiegate: «Il montaggio della struttura potrebbe venire affidato agli alpini o alla Protezione civile. Il personale tecnico incaricato del trasporto e dell’assemblaggio, potrebbe raggiungere l’Antartica con i mezzi di cui è dotata l’Aeronautica militare, e completare in meno di dieci giorni tutto il lavoro necessario».
Difficile frenare sui ghiacci, quindi Varetto preferisce premere sull’acceleratore e immagina già il gran giorno. «Durante l’inaugurazione, si potrebbe stabilire un collegamento televisivo, con una troupe distaccata a Baia Terranova, presenti le autorità, i progettisti ed il personale scientifico della base italiana . I radioamatori, compresi quelli del Grad (il Gruppo disabili) potrebbero a loro volta attivare una stazione radio e fare ponte con il Polo sud . E il personale medico, a sostegno della grande professionalità presente nella Base italiana potrebbe, con un’équipe cardiochirurgica realizzare un test tele-cardiologico tra l’Antartide e l’Italia. Che ne dite?». Che nel paese piccolo-piccolo c’è una grande stanza, dove tutto parla di ghiacci e dintorni. E c’è un uomo che, da sempre sogna e sa tutto, di una strana, ostica e magica parte di mondo, dove non ha mai messo piede. «Mi accontento di andarci virtualmente. È come se fossi là, tutti i giorni.

Ed è una sensazione bellissima».
Gabriele Villa

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