C'è una leggenda che corre libera in questa terra ricca di apicoltori, patria del dolcissimo oro liquido che fa sopravvivere migliaia d'imprese rurali spagnole, affidandosi queste piccole operaie instancabili iscritte a nessun sindacato, e diventate, ultimamente, la facile preda di contadini senza scrupoli. Artefici di ricchezze improvvise e di altrui tracolli finanziari.
Parla di un giovane apicoltore fai da sé cui gli si riconosce l'abilità sovrumana di moltiplicare, non i pani e i pesci, ma le arnie di «apis melifera». Perché altrimenti non si spiegherebbe la sua repentina ascesa dal nulla alla vetta del business che più impegna questo lembo di Comunità Valenziana: la produzione del miele per opera di milioni di api a cui basta avere molto sole e distese di campi fioriti. Il giovane nel 2014 con sole sette arnie di alveari entrava timidamente nell'arena dei grossi produttori di miele di Castellón per fasi ridere in faccia dai grandi apicoltori. Un anno dopo, però, di arnie il giovane sconosciuto ne aveva 300. Oggi, secondo un'ispezione della sezione Roca della Guardia Civil, ne possiede, non per suo merito, 600.
Escluso quindi, che il giovane esegua miracoli bucolici, è impossibile creare in così pochi anni un simile patrimonio. Come hanno capito sulla loro pelle, gli apicoltori dei campi attigui ai suoi: al giovane piaccia allungare le mani sulle colonie d'api d'altri. «Qui non parliamo di vacche o maiali, cui possiamo tatuare le iniziali del proprietario o siringare un microchip», spiega a Il Giornale il comandante dell'unità speciale Antonio Negreiro che di api ora è esperto. «E non possiamo nemmeno contarle», aggiunge con un sorriso amaro. In Spagna un'arnia può ospitare fino a 80 mila api. Il suo valore raggiunge i mille euro ed è facilissimo impadronirsene. «Sono lì, sparse per il campo, senza nessuna protezione o antifurto, basta un camioncino, un paio di complici e un po' di prudenza e in una notte se ne rubano a centinaia».
Il furto delle api, iniziato come una barzelletta, ha prodotto furti per quasi un milione di euro nel 2017 e il 2018 è iniziato peggio tanto che gli apicoltori hanno chiesto a Madrid d'intervenire. «Siamo in mezzo a una vera ondata di furti da parte di gente molto preparata che sa dove e come muoversi. Lo stesso E.F., arrestato tre volte in cinque anni, aveva un modo scientifico di avvicinarsi alle piccole prede: s'annotava i tragitti di fuga, i terreni dove le arnie venivano portate e spostate». El mas grande ladron di api, come lo chiamano tutti, agiva col calare delle ombre, quando le piccole operaie, riposano nei loro alveari e non sono aggressive. «Rubare le arnie è un gioco da ragazzi, se poi sei anche un apicoltore, lo fai a occhi chiusi ed è tutto denaro facile. Non c'è mai un testimone, non puoi riconoscere a chi appartengono le api e poi ha visto quanto è estesa questa zona? Migliaia di acri fino al mare e poca popolazione. E noi siamo in trenta agenti».
La produzione del miele in Spagna è la più alta d'Europa, conta sul maggior numero di apicoltori, (25 mila) proprietari di oltre 2,5 milioni di alveari sparsi tra le regioni meridionali e centrali della penisola iberica. Ed il furto è un fenomeno che esiste già da molto tempo da queste parti, ma solo negli ultimi cinque anni ha toccato cifre preoccupanti. Soltanto nell'ultimo mese, il comandante Negreiro ha recuperato 630 arnie rubate a quindici aziende per un valore di 100 mila euro. «Sette anni fa veniva rubata una manciata di arnie», racconta il comandante Negreiro, «Nel 2016 ne hanno denunciate quasi 2 mila, nel 2017 il numero è sceso a 1.600, ma nei primi cinque mesi di quest'anno abbiamo registrato già 930 alveari scomparsi».
I trafficanti di api, solitamente, sono loro stessi apicoltori, decisi a moltiplicare il proprio patrimonio di micro operaie con quelle dei vicini. Altri, invece, sono abituali delinquenti che agiscono su commissione degli apicoltori. Rubare le arnie, come ripete la Guardia Civil, è facilissimo. «Un ladro era stato pagato 50 euro per un furto da 100 mila euro», spiega il comandante Negreiro. E ora che nessuna agenzia d'assicurazioni vuole rimborsare i furti, alcuni contadini fanno le ronde di notte. «Non bisogna poi andare troppo lontano per prenderli il 90 per cento dei furti è eseguito dagli stessi apicoltori della zona», dice il comandante raccontando di un infernale inseguimento ai ladrones de abejas di notte tra campi di mele e serre di rose.
E c'è chi lo fa, per non andare in bancarotta. «I pesticidi e le malattie negli ultimi vent'anni hanno ridotto al 60 per cento la popolazione delle api», spiega l'Associazione nazionale degli apicoltori spagnoli. «E se gli aiuti Ue non arrivano, allora è molto più facile ed economico rubare le arnie e salvare l'azienda. Le api svolgono soprattutto l'impollinazione, fondamentale per la coltivazione dell'87 per cento dei prodotti agricoli. Per questo vanno a ruba».
Solitamente gli apicoltori spagnoli pagano un affitto di 30 euro ad arnia per impollinare i loro raccolti, ma in Internet quelle rubate le vendono a 40 euro.
E come si può fermare questo traffico di api? «Non basta marchiare a fuoco le arnie, ci vuole la telesorveglianza: molti hanno già allestito una rete di videocamere e di antifurti senza fili, ma i territori sono troppo estesi. Meglio utilizzare microscopici Gps a largo raggio e prenderli sul fatto», spiega il comandante Negreiro, che preferisce la Nutella al miele e cui le punture di api, ormai, sulla sua pelle non causano più alcun effetto.
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