Il miglior amico di Gere è un piccolo cane che commuove il mondo

Con quel musetto irresistibile e quegli occhioni così espressivi, Hachiko, il tuo migliore amico, commuoverà il mondo intero. Una storia vera, senza tempo, fatta di dedizione, amicizia e fedeltà incondizionata tra un uomo e un cane. La versione americana diretta dal candidato al premio Oscar Lasse Hallstrom si potrà gustare al cinema da domani. Terrà tutti incollati alla poltrona. Co-protagonisti sono l’ottimo Richard Gere e lo splendido Hachi, un cane Akita, di razza giapponese, che ogni giorno accompagna alla stazione il suo compagno umano, e lo aspetta al suo ritorno dal lavoro, alle cinque del pomeriggio. Ma un imprevisto interrompe questa routine di amore e tenerezza, Gere all’improvviso non tornerà più dal lavoro, per un infarto fatale. E il suo Hachi lo aspetterà alla stazione per tutta la sua vita, al freddo e al gelo. Dieci lunghi e interminabili anni di attesa, nel ricordo di chi lo adottò trovatello proprio in quella stazione di provincia, luogo di salvezza per il cane, ma anche di morte, nel nome di un amore intramontabile e incondizionato, come solo gli animali sanno esprimere nella loro totale purezza di ideali. Sin dalle prime fasi del film si nota l’intento animalista del regista, che a volte alterna immagini in bianco e nero e dal basso, per far capire l’ottica visiva del cane (loro non riconoscono molto i colori) e per far meglio impersonare lo spettatore «nei panni», anzi, «nei peli» del protagonista a quattro zampe. Irresistibili i primi piani di Hachi, con quel suo tartufo «esploratore» in cerca continua di novità.
La storia rappresenta l’essenza di una piccola città e dei rapporti familiari. E la scelta di Richard Gere è stata perfetta. Appena gli fu chiesto di interpretare il film, gli piacque talmente che lo volle subito anche produrre. Proprio lui noto nella vita reale per il suo amore per gli animali e per la natura, e soprattutto per il suo legame col buddismo tibetano e contro il regime comunista di Pechino. Non a caso il noto attore è anche amico di Harry Wu, presidente della Laogai Research Foundation (www.laogai.it).
La storia d’amore permane sul set, monitorato anche dall’American Human Association per scongiurare eventuali rischi di maltrattamento di animali per la realizzazione del film, che ha documentato ogni dettaglio su www.americanhumane.org. Tra l’altro, il mensile Quattro Zampe è partner del lancio del film e per l’occasione ha promosso il concorso Per sempre Amici, fino al 31 gennaio (tutti i dettagli su www.qzlife.it).
Hachiko è davvero esistito. Divenne famoso in tutto il Giappone, simbolo dei valori familiari. Insegnanti e genitori enfatizzarono l’attesa di Hachiko come esempio per i bambini. Nell’aprile 1934 una statua di bronzo con la sua immagine venne eretta alla stazione di Shibuya, lo stesso Hachiko presenziò alla sua inaugurazione: morì l’8 marzo 1935.
Tanti i particolari toccanti del film. Come la pallina che Hachi finalmente riporterà al suo «papà adottivo» solo per un’occasione speciale. Gli Akita, infatti, non si fanno comprare.

O come il numero otto inciso sul collare del cucciolo appena trovato da Gere alla stazione: «hachi» in giapponese vuol dire «otto», appunto, un simbolo che collega la materia con l’infinito e sta a significare l’amore del nostro protagonista a quattro zampe che parte dal cielo e arriva sulla terra. Sembra che alcune ossa di Hachiko furono sepolte nel cimitero di Aoyama, insieme a quelle del suo amato padroncino. Insieme per sempre.

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