Cultura e Spettacoli

Il miglior Dickens mai portato sugli schermi

Maurizio Cabona

Potenza della globalizzazione. Prodotto francese, girato a Praga, recitato in inglese da inglesi, ambientato a Londra, diretto da un polacco nato a Parigi e condannato - per violenza a una minore - a Los Angeles: questo è l’Oliver Twist di Roman Polanski, storia di sevizie a minorenni tratta dal romanzo di Charles Dickens. Sottile ironia, allora, aver scelto Polanski? Non bisogna mai credere i produttori troppo fini. Però Alain Sarde lo è abbastanza da lasciar intendere che la scelta sia derivata dalle sofferenze subìte da Polanski nel ghetto di Varsavia! Comunque chi è stato sia vittima sia carnefice, conosce i due lati della questione. La scelta è stata dunque giusta e questo Oliver Twist è uno dei più belli passati o sul grande o sul piccolo schermo.
Risultato di una ampia e bella coralità, di una ricostruzione d’ambiente credibilissima. E questo è merito di Polanski. Il resto lo fanno il soggetto di Dickens e la sceneggiatura di Ronald Harwood, britannico, anche lui premiato con l’Oscar per Il pianista proprio di Polanski, ma più bravo ancora quando rappresentò la persecuzione di Wilhelm Furtwängler in A torto o a ragione di Szabo.
La vicenda è nota. Il piccolo Oliver (Barney Clark), orfano, passa da un cupo orfanotrofio a varie forme di sfruttamento, in un Inghilterra che ha sconfitto Napoleone e assapora l’egemonia mondiale come l’assaporano oggi gli Stati Uniti, scoprendo cioè che essere più forti degli altri popoli non significa vivere meglio degli altri popoli. Il piccolo Oliver è l’equivalente maschile, meno furbo e fortunato, della coeva Becky Sharp della thackeriana Fiera delle vanità, anch’essa da poco tornata sullo schermo grazie a Mira Nair: se però Becky si arrampicherà rapidamente di salotto in salotto, Oliver stenterà a lungo di scantinato in scantinato, di umiliazione in umiliazione.
L’area del London Bridge è evocata nel film abbastanza bene da dare il meglio che possa dare un film: l’illusione della realtà. La recitazione è invece sopra le righe, pensata com'è per un pubblico infantile al quale l’orco va delineato con certezza. Magari i cattivi fossero sempre così nettamente connotati...



OLIVER TWIST di Roman Polanski (Francia, 2005), con Barney Clark, Ben Kinglsey. 129 minuti

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