da Milano
«Ciao Donna Mila, eri rimasta lunica vera signora della moda». Con queste parole Giorgio Armani ha voluto salutare Mila Schön, al secolo Maria Carmen Nutrizio, madre fondatrice del made in Italy scomparsa nel sonno due notti fa nella sua tenuta vinicola piemontese.
Nata nel 1916 a Traù, una piccola isola della Dalmazia, la stilista amava definirsi semplicemente sarta senza nemmeno ricorrere al termine francese «couturier» che sembra rendere più frivolo un mestiere fatto di fatica, attenzioni e umiltà. «La precisione si coltiva nel silenzio», recita il motto di unaccademia dei sartori medioevale. Mentre la signora dello stile che ha vestito donne leggendarie (da Jackie Kennedy a Imelda Marcos, da Marella Agnelli a Mina) amava dire: «Leleganza non è in vendita, si coltiva nellanima».
La sua straordinaria avventura professionale cominciò per caso e per necessità nel 1958, quando Mila Schön aprì una sartoria a Milano per mantenere se stessa e lunico figlio, Giorgio, negli agi borghesi cui era abituata. Sorella di Nino Nutrizio, mitico direttore del quotidiano La Notte, si era infatti separata da Aurelio Schön, un commerciante di gioielli sposato subito dopo la fine della guerra. «Il marito laveva lasciata in un mare di debiti - ricordano fonti vicine alla famiglia - così lei che aveva un gusto impeccabile e si era sempre servita nei migliori atelier parigini, decise di mettere a frutto lesperienza maturata come cliente dellalta moda francese».
Gli inizi non furono affatto facili tanto che una volta venne bandita dalle sfilate di Cristobal Balenciaga perché il cosiddetto «Picasso della moda» non voleva far vedere le sue mirabili creazioni a quella che ormai considerava una pericolosa concorrente. «Da quel momento ho capito che dovevo fare sul serio: avevo in mano un lavoro» raccontava la signora con listintiva modestia dei grandi. «Era una donna molto riservata, come chiusa in una teca di cristallo, si concedeva poco al pubblico pur essendo squisitamente cortese con tutti: la prima a salutare, lultima a pretendere gli omaggi che il suo grande talento meritava», spiega Beppe Modenese, presidente onorario di Camera Nazionale della Moda e profondo ammiratore di quella cultura mitteleuropea nel cui fascinoso rigore è cresciuta Mila Schön. «I suoi modelli non segnavano mai il corpo pur esaltandolo, aveva un occhio infallibile per le proporzioni e una stupefacente capacità di trasformare lestrema pulizia del taglio in decorazione», avverte Bonizza Giordani Aragno, storica della moda che nel 2003 ha curato una stupenda mostra intitolata «Mila Schön, la signora dello stile» al Museo della moda e del costume di Villa Boncompagni Ludovisi a Roma. «Ha inventato il double, un tessuto che non perdona perché essendo doppio e reversibile deve essere tagliato e cucito alla perfezione», conclude la studiosa ricordando anche luso dei colori acidi e del viola copiativo particolarmente sorprendente da parte di una donna che prediligeva le tinte neutre e lassoluta discrezione.
Armani stesso ricorda limpeccabile eleganza della signora che per tutta la vita ha indossato calze bianche e scarpe a tacco basso nere, gonne al ginocchio, una perla bianca e una nera alle orecchie. «Abitava vicino a me in via Borgonuovo a Milano - spiega - la vedevo salire con estrema grazia in macchina e questo mi faceva ripensare a quando io, giovane adepto della moda, facevo di tutto per entrare nei saloni dove faceva sfilare le sue creazioni». Proprio in questi giorni fervono i lavori per ultimare gli allestimenti della retrospettiva sui 50 anni della griffe nei saloni del Palazzo Reale di Milano.
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