Il Milan ci prova L’arbitro e Matri lo agguantano

Milano La sentenza di San Siro è di quelle che faranno discutere per settimane, anzi per mesi. Milan e Juve hanno chiuso con un pari che non decide la sfida scudetto, anzi lascia in sospeso l'esito del duello tricolore. Eppure alla cronaca e alla storia del campionato passerà il gol di Muntari non visto né da Tagliavento e nemmeno dall'assistente Romagnoli. Quel gol, cioè il 2 a 0 del Milan sul rivale a metà della sera, ne avrebbe cambiato il corso e forse anche il destino finale. E invece ecco l'1 a 1 che può rinfocolare vecchi e nuovi rancori e affidare alle immagini tv la lite finale tra Chiellini e Ambrosini, la scena madre. Non finisce qui, naturalmente. Il Milan può esser fiero del suo pareggio che tiene la Juve dietro di un punto (ma con una partita in meno): lo ha arricchito con una prova di grande cuore, senza disporre del talento indispensabile dei suoi uomini più rappresentativi, da Ibrahimovic a Boateng, per passare poi a Nesta e alla fine anche a Pato, un pallido, irriconoscibile, impresentabile Pato. Col 2 a 0 alla portata, la rimonta della Juve sarebbe stata più complicata. Specie per la tenuta stagna della difesa rossonera, con un solo anello debole, costituito da Antonini. Alla grande prova del Milan due (Robinho, Muntari, Mexes gli eroi di casa Allegri), la Juve riesce a opporre solo un disperato assalto, premiato a pochi rintocchi dalla sirena con la stoccata sotto misura di Matri. A quel punto, tutto il Milan, riunito in un pugno di zolle, si sta difendendo con le unghie e con i denti senza riuscire a riportare in avanti il pallone. Inevitabile l'1 a 1 firmato da Matri, arrivato più tardi. La grande sfida risulta rovinata proprio dall'arbitro che viene considerato il numero uno della parrocchia arbitrale: figurarsi gli altri. Il Milan può lamentarsi a ragione, la Juve esce paradossalmente ridimensionata proprio dal pareggio e dalla prova resa al cospetto di un Milan rimaneggiato.
Per liberarsi dell'iniziale pressing soffocante della Juve e rimediare alla dittatura di Pirlo lasciato troppo solo a governare ogni pallone, il Milan ha bisogno di un paio di recuperi prodigiosi di Muntari e anche di un regalo di Bonucci, protagonista di un doppio sfondone, volontario il primo (rinvio corto sui piedi di Robinho), involontario il secondo (deviazione decisiva sul destro di Nocerino). Su questo vantaggio, i senza Ibra e Boateng, possono costruire la migliore esibizione stagionale al cospetto della Juve senza avere il minimo sostegno da Pato ma ricevendo dal resto della compagnia un contributo di cuore, gambe e generosità fuori dall'ordinario. Un paio di trattenute illegali di Mexes da parte di Chiellini, in area Juve, passano inosservate prima dell'episodio chiave di tutta la sfida e forse anche dell'intero campionato. A metà frazione capita che una capocciata di Mexes, respinta una prima volta, venga ricacciata in rete da Muntari: le mani e il busto di Buffon, nell'estremo tentativo di salvare la pelle, sono nettamente dentro: solo la sciagurato Tagliavento e il suo assistente non vedente,Romagnoli, possono ignorare un gol visto anche dalla tribuna stampa oltre che dalle tv di tutto il mondo.
Il coraggio di Allegri è da segnalare subito l'intervallo con la scelta di mettere da parte Pato, inutile quanto giocare in dieci, e di preferirgli il ragazzino El Shaarawy, intraprendente e capace di sfidare i rivali in campo aperto. L'autocritica di Conte è palese: via Estigarribia, Borriello e Quagliarella, le scelte innovative, e dentro Pepe, Vucinic e più tardi Matri, con relativa correzione dello schieramento. È l'inizio di un'altra partita, con la Juve a caccia del pari (a metà ripresa la sagoma di Abbiati si ripara dagli artigli di Quagliarella) e il Milan pronto a far scattare il contropiede con la sua fanteria cinese in attacco.

A furia di rinculare verso Abbiati, il Milan finisce nella buca del pareggio al culmine di un errore di Antonini che consente a Pepe di servire comodo Matri per la girata in gol, gol buono dopo quello tolto dall'assistente Romagnoli allo stesso Matri per fuorigioco di Vucinic. A quel punto la Juve tira fuori gli spigoli: rosso diretto per Vidal e una striscia di gialli per la compagnia bianconera.

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