Milano Cinque petardi nel gelo e nel deserto. I cinque petardi sono del Milan, capace di far esplodere la santabarbara del suo calcio spettacolare e rotondo, nonostante l'assenza di ben tre esponenti di spicco, Zambrotta, Pato e Seedorf, fermati tutti da acciacchi di natura muscolare. Appena vede squadre di Genova, il Milan si scatena: otto gol rifilati. Il tutto avviene nel gelo di San Siro, ridotto a una piattaforma di cemento armato, nonostante le serpentine: molte zolle lamentano l'assenza di erba. E giocare, bene, su quella superficie è un esercizio strepitoso, bisogna ammetterlo. Cinque gol nel deserto che, a proposito del Milan, sta diventando una condizione preoccupante. Neanche gli abbonati si muovono per una serata neanche troppo fredda: è il popolo del Milan che si è staccato dalla squadra ora senza motivo, con la qualificazione in Champions in tasca, il secondo posto che luccica. Solo la curva canta e incita: forse, per una volta, bisogna dar merito a quei giovanotti sbertucciati alla prima occasione.
Il Milan riesce a giocare anche in modo diverso. Adesso Leonardo può dirlo a pieni polmoni dopo la prova di ieri sera che precede di quattro giorni la sfida di Torino contro la Juve. Il 4-3-3- avvitato su Beckham sostituto di Pato, con un centrocampo tutto forza e mestiere, regge e regge alla grande dinanzi al primo affondo del Genoa che forse s'illude di aver vita facile a San Siro. Amelia c'entra poco, evita ai suoi un castigo ancor più pesante: è la difesa ballerina a tradire la squadra.
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