Milan, Flamini già padrone del centrocampo

nostro inviato

a Cremona
Di più, forse, non si poteva chiedere. Difficile che dopo solo una settimana di allenamenti il Milan potesse già essere spettacolare e vincente. Per il momento è soltanto discreto fino alla trequarti: in attacco, rimandato alla prossima.
Assenti Pato e Ronaldinho (impegnati con la nazionale olimpica brasiliana), assenti gli azzurri (Borriello si è aggregato ai compagni lunedì scorso, in anticipo rispetto a Pirlo, Ambrosini e Gattuso) Ancelotti rinuncia a quell’albero di Natale che dovrebbe essere il marchio di fabbrica dell’intera stagione rossonera e infarcisce il suo Milan di giovani: Antonini e Wilfred Osuji (classe ’90, nigeriano), sulle fasce, davanti ai più esperti Favalli e Oddo e Aubameyang prima punta (al posto di un acciaccato Inzaghi, lieve contrattura), supportato da un Seedorf più pimpante che mai, desideroso di dimostrare ancora una volta, se ancora ce ne fosse bisogno, tutto il suo valore: il Milan giochicchia per quasi un’ora, senza mai affondare con decisione, poi nel finale di gara mostra il fianco per più di una volta agli attacchi grigiorossi, con Abbiati decisivo in almeno un paio di occasioni. Lo 0 a 0 è il risultato più giusto: «Buon allenamento - dirà Carlo Ancelotti -, giocato a buon ritmo, non potevamo pretendere niente di più».
Gli occhi dei milanisti erano puntati su uno dei nuovi acquisti del mercato rossonero: il francese Mathieu Flamini. E all’ex Arsenal bastano novanta minuti di gioco per prendere possesso delle chiavi del centrocampo rossonero.

Corre, gioca palloni in quantità e all’occorenza si adopera in fase difensiva: suo uno dei primi tiri in porta dei rossoneri, al 30’ del primo tempo, suo un pregevole lancio “alla Pirlo” di quasi 60 metri a smarcare Seedorf solo davanti al portiere grigiorosso Giorgio Bianchi, suoi una serie di recuperi nella trequarti milanista, nelle poche, pochissime volte che Graziani e compagni si sono affacciati dalle parti di Kalac nel primo tempo e Abbiati nel secondo. Bene anche Kaladze, Brocchi e Osuji: per il momento può bastare così.

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