La notte è piccola per noi: se non l’hanno cantato in coro nella nottata di mercoledì, senz’altro l’hanno pensato i giocatori del Milan che hanno festeggiato l’impresa della vittoria sul Manchester e la raggiunta finale, insieme al presidente Berlusconi euforico ed entusiasta come poche altre volte in passato. Tutto è iniziato negli spogliatoi a fine gara con un Carlo Ancelotti stralunato che, entrato nello stanzone dove i rossoneri saltavano come bambini, ha detto loro con un filo di voce: «Vi devo ringraziare, per come mi avete stupito sul campo e per come siete riusciti a gestire la tensione della settimana dopo la gara d’andata». E poi: «Avrei una gran voglia di piangere... e, massì, mi metto a piangere davvero». E qui la scena da libro Cuore, con il tecnico singhiozzante che scarica tutta l’adrenalina e i suoi ragazzi che gli piombano addosso, sommergendolo in una piramide di ebbra felicità.
Riavutosi dall’emozione (e Berlusconi ci ha messo del suo per accentuarla), il buon Carlo si è precipitato da Sir Alex Ferguson, il grande battuto, al quale ha rivolto i complimenti con il regalo di una pregiata bottiglia di Brunello. Sir Alex ha gradito: «Il Milan ha vinto grazie alla sua storia». Con Ancelotti che, come un bambino preso con le mani nella marmellata, ha confessato: «Ho fatto male nei giorni scorsi a dire che mai e poi mai il Manchester sarebbe andato in finale. Ci sarebbe, eccome, se non avesse trovato questo Milan stellare».
E ora avanti, verso il futuro, verso la finale di Atene (una delegazione rossonera ieri è andata nella capitale greca). «Prima dobbiamo chiudere il capitolo qualificazione Champions in campionato, con almeno 6 punti in 4 partite e poi avremo dieci giorni per dedicarci alla trasferta in Grecia», la rassicurante precisazione del tecnico rossonero che prima del match aveva chiesto di bagnare il campo pr avere un gioco più veloce, venendo in questo aiutato poi dall’abbondante pioggia caduta. «Comunque il nostro primo tempo è stato il più bello dell’era berlusconiana ed anche il presidente è stato d’accordo con me». «Senza dimenticare il 5-0 rifilato al Real nel 1989», ha chiosato Adriano Galliani (proprio con Ancelotti autore del primo gol, ndr).
Il tecnico, distrutto dalla fatica, ha preferito poi andare a casa, mentre il presidente e la squadra si sono scatenati fino alle 3,30 del mattino nel ristorante di Seedorf, con Berlusconi che ha dato le sue «personalissime» pagelle tra l’entusiasmo dei giocatori (ovviamente tutti «promossi» a pieni voti) e Seedorf che, ad un certo punto, imbracciata la chitarra, ha imitato alla perfezione Louis Armstrong con «What a wonderful world», trascinando tutto l’ambiente, Berlusconi compreso, in un coro entusiastico.
Un Adriano Galliani al settimo cielo ha voluto commentare il momento entusiasmante: «La società è stata brava a tenere duro dopo le tre sconfitte consecutive in campionato contro Inter, Atalanta e Roma, la prima volta nella nostra gestione. Altri forse si sarebbero smarriti, noi invece abbiamo tenuto duro dopo tutto quello che di negativo ci era capitato in estate». L’ad rossonero non poteva non tacere su Kakà: «È un grande e lo sapevamo quando l’abbiamo preso. Il Milan fa arrivare solo grandi campioni, anche se giovani come Kakà che era titolare nel San Paolo e nella Seleçao. Ma ne sappiamo creare pure tanti in casa nostra perchè, piuttosto che avere un talento straniero senza esperienza, è meglio avere i nostri giovani che crescono e maturano all’ombra dei campioni, anche in vista della normativa Uefa con i giovani nella rosa europea».
Ma Galliani si rivela anche facile profeta: «Sapevo che in finale sarebbe arrivato il Liverpool perchè, come ha detto di noi Ferguson, la differenza la fa la storia e i Reds hanno alle spalle cinque coppe Campioni.
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