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Milan, più coppa che scudetto

A Barcellona con fiducia: «Non siamo così a pezzi. In Italia invece tutto dipende dalla Juve»

«Arriveremo secondi ma un po’ di strizza gliela abbiamo messa». Quelli del Milan coltivano soddisfazioni atipiche, non sembrano molto interessati al giochino della settimana (rimonta sì, rimonta no). Non corrono il rischio di illudersi. «Noi possiamo solo vincerle tutte e tre, è la Juve che deve fermarsi ancora per strada per farci passare» insistono da Milanello. I calcoli più accreditati in circolazione riferiscono di 9 punti assegnati ai rossoneri e 7 alla squadra di Capello, cifra sufficiente per staccare di una lunghezza i berlusconiani al traguardo dell’ultima domenica. Realisticamente, il Milan vede più vicino un altro epilogo: vittoria bianconera ma di giustezza, non più per distacco, svanita la sventolata cavalcata con festa anticipata. Il campionato di calcio come le elezioni del 10 aprile. «In Europa arriviamo sempre davanti, in Italia no: ci sarà un motivo?» si chiedono ancora conoscendo bene la risposta da suggerire. La fiera rivalità Milan-Juve continua a nutrirsi del contorno di veleni.
A fari spenti, mettendo la sordina alle notizie sulla lista dei morti e feriti reduci dalla battaglia di Messina, il Milan piomba anche sul Barcellona, fortunato a tal punto da riposarsi ieri per un diluvio che ha fatto rinviare la partita di Siviglia. «Non siamo così a pezzi» chiosano orgogliosi. E provano a recuperare il meglio dell’armata rossonera: sicuri Sheva e Kakà, in dubbio Nesta. C’è bisogno di una partita perfetta per rovesciare lo 0-1. Luisito Suarez gongola: «2 a 0 per i catalani e milanisti a casa» sentenzia. Anche Arrigo Sacchi chiude il volo per Parigi. «Gli spagnoli sono la golosa novità del calcio europeo», sintetizza.

Per smentirli in una notte ci vuole una prodezza, più di una impresa.

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