Franco Ordine
nostro inviato a Milanello
Sei mesi fa, Milan-Psv fu unaltra storia e unaltra sfida. «La prima differenza è qui accanto a me» la spiegazione didascalica di Carlo Ancelotti che parla nel salone delle conferenze con al fianco Johann Vogel, svizzero ma olandese di scuola calcistica, sei anni a Eindhoven prima di venire a Milanello a costo zero e in virtù delle prove realizzate durante le due semifinali di Champions league della precedente edizione. Sei mesi fa Milan-Psv decise laccesso alla disgraziata finale di Istanbul, forse in modo immeritato come adesso riconosce lo stesso Ancelotti e in modo più diretto ribadisce Vogel: stasera può orientare il destino del girone nel quale Psv e Fenerbahce giocano per la seconda piazza. «Squadra diversa ma capace di conservare mentalità, atteggiamento e spirito» riferisce proprio Ancelotti che resta un estimatore sincero di Hiddink, salutato con un caldo abbraccio la notte della finale appena conquistata, a Eindhoven. Mancano allappello i due coreani Park e Lee che fecero ammattire in tanti, poi Vogel e Van Bommel, quindi lo squalificato Vennegoor of Hesselink: poco meno di mezza squadra. Come si capisce, da quelle parti, per tenere in piedi il bilancio, si affidano alle cessioni. «Il Psv si sta riprendendo dopo un inizio difficile» riferisce Vogel che è molto e bene informato sul conto dei suoi antichi sodali, e viene intervistato a Milanello, da giornali e tv, quasi fosse Van Basten invece che il semplice e umile capitano della nazionale svizzera.
Allora, sei mesi fa, il Milan di Ancelotti andò incontro allo snodo decisivo del campionato (sfida contro la Juve, 8 maggio) senza fidarsi nè del turn-over e neanche di qualche segnale allarmante di cedimento strutturale. «La qualità del gruppo è migliorata» ripete ora Ancelotti e provvede con cinque mosse a rinfrescare lo schieramento di Cagliari, già stagionato di suo, spalancando le porte della coppa Campioni a Cafu, Kaladze, Pirlo, Kakà e Vieri, cambio annunciato di Gilardino, ed è questo, probabilmente, lunica scelta discutibile. E non solo perchè, con tutti i suoi bassi, Gilardino è già a quota 3 gol realizzati mentre Vieri è fermo allo zero assoluto. «Bobo sta bene fisicamente, ha fatto lavori di velocità» risponde sicuro Ancelotti ai quesiti che agitano una banale vigilia internazionale. Cè solo da aggiungere un codicillo alla notizia principale: questa volta tocca a Inzaghi (o a Rui Costa) la tribuna mentre Sheva, lunico, autentico insostitubile ricaccia indietro ogni tentazione di tirare il fiato, «io mi interrogo ogni volta che devo giocare e mi sento pronto» fa sapere alla concorrenza. Altra riflessione da passare a tecnici e critici: nel Milan avanza la convinzione che Vieri meglio si adatti a giocare con Sheva, facendo spesso sponda con la squadra, mentre Gilardino occupando larea di rigore diventa una specie di protesi della squadra stessa, il suo braccio armato. Ammesso che sia proprio così, forse è il caso di addestrare Gilardino: è lui il futuro.
Al Milan stanno a guardare. Nel frattempo danno alle stampe la firma del primo contratto di Christian Maldini, pratica riservata alla mamma Adriana Fossa, scortata da nonno paterno, Cesarone, e nonna materna.
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