Madrid è l’ombelico del calcio-mercato di queste settimane, Londra la sua succursale. Tutto accade tra gli uffici del Real e i dintorni del Chelsea dove Mourinho regala ai cronisti frasi ridotte al minimo sindacale per far capire che tra lui e il club è tutto finito, naufragato. «Avevo scelto dei giocatori che non sono arrivati. Chiedete alla società, io sono solo il tecnico» la gelida frase che è più di una croce sull’antico feeling. Da Madrid arrivano, nell’occasione, due notizie destinate a fare rumore nel calcio continentale e anche negli States dove il «soccer» tenta un disperato sbarco fallito più volte in passato. La prima notizia è fatta apposta per far sorridere gli sponsor: da agosto prossimo, al pari di Figo, Beckham, lo Spice boy come lo chiamano a Londra dopo il matrimonio con Victoria Adams, lascia il calcio europeo e si trasferisce a Los Angeles con i Galaxy per giocare nella Major league Soccer, pronta a violentare i propri regolamenti, il tetto salariale e belle storielle del tipo, pur di arruolare un nome come quello dell’ex capitano della nazionale britannica. Cinque anni a 10 milioni di euro per stagione sono una montagna di soldi: ecco le dimensioni ipotizzate del contratto strappato dall’interessato che pure aveva avuto dal Real offerte per un rinnovo biennale. «Decisivo il parere dei miei familiari e dei miei agenti» la dichiarazione di Beckham, un altro che si fa teleguidare dalla moglie, come Shevchenko. Don Garber, commissioner della lega, parla col cuore nello zucchero: «Beckham è un’icona dello sport mondiale, il suo appeal va oltre i limiti del soccer». In California c’è il nuovo Bengodi, dunque, ma l’appuntamento è fissato per agosto. Intanto in poche ore, dopo la notizia dell’ingaggio di Beckham, il Galaxy ha venduto un migliaio di tessere.
Nel frattempo il Real deve tentare di far scendere dall’astronave madridista altri esponenti considerati da Fabio Capello una sorta di zavorra. Di Cassano si sa quasi tutto: a Madrid sperano tutti che dietro le parole di Mancini, ad Appiano Gentile, ci sia la volontà di Moratti di portarlo ad Appiano. Ma anche Ronaldo è più o meno consapevolmente finito nella lista dei proscritti. «Non abbiamo alcuna richiesta» conferma in modo ufficioso Franco Baldini, segno che la considererebbero manna dal cielo. Fermo, fedelissimo al proprio piano, sta il Milan che continua a rispedire al mittente ogni tentativo di abbinamento. Cassano? Non desiderato. Iaquinta? Non se ne parla nemmeno. Adriano? Un sogno impossibile, dixit Silvio Berlusconi. Ronaldo? «L’unica trattativa avviata dal Milan è quella con Oddo» taglia corto Galliani. Ma forse per Ronaldo potrebbe esserci una eccezione, la classica eccezione che conferma la regola della real casa. Dovrebbe accadere qualcosa di molto diverso dallo scenario di fine agosto quando Galliani e Braida si presentarono a Madrid, rifiutarono la presenza di Baldini al tavolo del negoziato, chiesero Ronie, sentirono la richiesta economica (30 milioni di euro), si alzarono, salutarono e partirono per Siviglia da cui trascinarono via Oliveira.
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