Il Milan si scopre a secco di gol Inzaghi riposa, tocca a Borriello

nostro inviato a Milanello

Un altro, al suo posto, alzerebbe le mani dinanzi al destino cinico e baro. E invece Leonardo sembra quasi divertito dall’idea di sfidare l’Inter oltre che gli scettici e la striscia degli infortuni lucidando l’unico patrimonio di cui dispone in quantità industriale. Poche le risorse a disposizione dall’inizio dell’anno, in fatto di acquisti e di guerrieri pronti alla battaglia: eppure a contare i punti in più collezionati rispetto a un anno fa, sono addirittura 14. 14 senza Kakà: incredibile. «Il mio tesoro è lo spirito del gruppo, la voglia sfrenata di vincere mostrata col Napoli, a dispetto di ogni sgambetto» la spiegazione didascalica che fa giustizia del rendimento dell’attuale Milan, impoverito dalla perdita secca di Nesta, Beckham, Pato più Bonera, quattro titolari sottratti allo sprint finale. «Ci stiamo superando partita dopo partita ed il merito, esclusivo, è dei giocatori: questo cuore storico sta tenendo in piedi la baracca» la convinzione declinata con semplicità. Adesso che, prima di trasferirsi a Parma, non può disporre nemmeno di Kaladze (finito ko in allenamento, sembra quasi una beffa) e deve ricorrere a un primavera (Romagnoli) da trascinare in panchina insieme con Ambrosini per ogni evenienza, Leonardo non s’arrende e anzi rilancia. «Abbiamo superato tanti ostacoli, mi fido dello spirito. Il secondo posto è una grande cosa, non dimentichiamolo mai ma pensiamo a noi, al nostro gioco» è il suo appello ai superstiti che sembrano eccitati, dopo aver perso il treno del sorpasso, dall’idea di resistere nella scia dell’Inter.
Per farlo, ha bisogno di qualche gol in più. Pochi, pochissimi, quelli incassati nell’ultimo mese, 2 in 4 partite, nonostante lo schieramento a volte sfrontato, 3 attaccanti sempre, e quando c’è da rimontare anche 4, con due centravanti, come a Firenze, col Manchester, senza rispettare il minimo equilibrio tattico. Eppure, insieme, i tre attaccanti centrali che concorrono per un posto solo, Inzaghi (5), Huntelaar (6) e Borriello (10) cioè, possono vantare su complessivi 21 reti nella stagione, un bel numero, non c’è che dire. «Pippo è un esempio, ha la carica di un ragazzino, non può giocare 3 partite di fila, va gestito, gioca poco ma risponde sempre» è l’omaggio reso al vero guerriero, costretto stasera a uscire per fare posto a Borriello guarito in tutta fretta dalla tonsillite. 2 gol nelle ultime 4 partite sono un fatturato da retrocessione o quasi, a dispetto del talento messo in mostra da Ronaldinho («Dunga dovrebbe portarlo al mondiale, non destabilizza»). «Forse vogliamo arrivare col palleggio in porta» una delle spiegazioni didascaliche di Leonardo chiamato a colmare un’altra lacuna: pochissimi i gol da fuori area (appena 4, tutto compreso, anche la coppa Italia), 0 su punizione nonostante ci siano Pirlo e il Gaucho che passano per due specialisti. Chissà se il deficit ha qualche spiegazione nell’assenza del miglior Seedorf possibile, entrato, con piglio deciso contro il Chievo, uscito con un po’ di muso lungo contro il Napoli. Eppure l’orientamento è quello di passare dal 4-2-fantasia al più classico e meno spericolato 4-3-3 avvitato su un centrocampo di sostanza (Gattuso con Flamini e Pirlo) in modo da dare al Milan un assetto meno fragile. Di certo l’assenza di Pato può pesare eccome.

«Ha sofferto l’ansia di stare fuori, non gli era mai accaduto prima» l’unica concessione alla struggente malinconia per la perdita secca dell’altro fuoriclasse rimasto in eredità. Povero Leonardo: gli manca solo di moltiplicare i pani e i pesci e poi ha chiuso. E infatti stasera, per evitare rischi di ricadute a Mancini, deve inventarsi Seedorf terzo attaccante sulla destra.

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