Milan vincente ma non sereno Ora si attende il vero Gilardino

Troppi gol su calci piazzati. Il turnover provoca i primi malumori. E torna Vieri

Franco Ordine

Ripete il vecchio saggio: se il dito indica la luna, non guardare il dito. Al Milan sembrano vittime della stessa sindrome: incassa ancora un gol su calcio piazzato, l’ennesimo, numero venti secondo la contabilità aggiornata alla passata stagione, soffre nella seconda frazione gli attacchi del Siena mentre Alberto Gilardino finisce sul banco degli imputati. In altri tempi avrebbero strillato al depistaggio. Anche se domani sera Gilardino si accomoda in panchina e al suo posto fa il debutto ufficiale da milanista a San Siro Bobo Vieri, rimasto fuori per squalifica ad Ascoli e col Siena.
Naturale e intelligente turn-over, punto. Nonostante quell’umore buio dell’interessato sabato notte a cena, il gol mancato in modo clamoroso, ignorando Shevchenko smarcato e posizionato molto meglio. Rincuorato da Andrea Pirlo e dalla fidanzata Gilardino, che si deprime per niente, deve aver immaginato i voti bassi e sui giornali, per restare così muto dinanzi al sodale e alla sua fidanzata. Gli interventi milanisti, nelle viscere dello stadio milanese, sono un inno assolutorio per il centravanti costato un tesoro (25 milioni di euro) e rimasto ancora a secco. Tutti schierati, da Ancelotti a Rui Costa, per mettere Gilardino al riparo. Non è il caso. Chi dovesse mettere in discussione Gilardino e il suo talento, ora che sta entrando in condizione, si esporrebbe alla brutta figura garantita. Come chi cavalca censure nei confronti di Shevchenko con quella mostruosa media-gol. Via, siamo seri.
Piuttosto è il resto del Milan a meritare particolare attenzione. Il primo punto è il nodo stretto attorno al collo di Dida: la squadra continua a prendere gol su calci piazzati. Nonostante il terzo cambio tattico da registrare: prima a uomo, poi a zona, quindi ancora a uomo. Segno dell’ondeggiare dello staff tecnico che non pare avere, in proposito, idee di cemento armato. Contro il Siena prima tocca a Bogdani restare solo soletto e colpire di testa, a colpo quasi sicuro: centra la sagoma del portiere brasiliano e maledice la sorte. Poi c’è Tudor, preso in consegna da Stam e perso per strada, che invece vince il duello con Ambrosini e infligge il 2-1 che riapre una partita destinata a uno sviluppo tipo Empoli-Juventus, un allenamento o poco più.
Chi c’è dietro l’ennesimo cambio di sistema difensivo? Le voci di dentro danno una risposta che non lascia il campo a dubbi: la vecchia guardia. Costacurta e Maldini, per tradurre. «Il problema adesso è che a furia di sentirsi dire che il Milan soffre su quei palloni è intervenuta una specie di psicosi collettiva», è il parere di Mauro Tassotti, che è il consigliere più ascoltato da Ancelotti e anche l’addetto all’addestramento del reparto. «Risolveremo il problema», promette in modo generico Ancelotti.
Altra spina nel fianco: la gestione del turn-over. La sostituzione di Clarence Seedorf, sabato sera, ha provocato un evidente malumore dell’olandese. «Mi avete cambiato proprio quando stavo bene e correvo come un matto», la sua chiosa a quel provvedimento considerato ingiusto.

Figurarsi cosa succede nella testa di Kaladze, escluso per scelta tecnica dopo Ascoli. Oppure alla prima esclusione di Vieri. Ma da qui passa la tenuta stagna del Milan rispetto alle scosse ondulatorie e sussultorie di una stagione di calcio.

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