Il Milan vuol chiudere la prima pratica Champions

Il Milan vuol chiudere la prima pratica Champions

nostro inviato a Milanello
Atene? C’è tempo. Il Liverpool? Ci penseremo da questa sera. Carlo Ancelotti non perde il solito aplomb, anzi si permette di ridere come un bambino scoperto con le mani nella marmellata quando afferma: «Non abbiamo ancora parlato di mercato con la società». Salvo poi lasciarsi andare: «Mamma mia che balle sto dicendo... Il Barcellona pensa a me? È una domanda da zero a zero, che ci pensino». Incombe però la partita col Catania che sul neutro di Bologna ritroverà i suoi tifosi (almeno 5/6mila), lontani dalla squadra da quel maledetto 2 febbraio. Partita che non scalda i cuori rossoneri, ma che riveste per il tecnico grande importanza: «Non dobbiamo fare una prova per la finale, ma pensare solo alla classifica e a vincere per chiudere i conti col campionato. Dobbiamo toglierci il problema, proprio per non farlo diventare un problema in vista di Atene. Terzo o quarto posto non ci cambia la vita, adesso conquistiamo i preliminari e poi vediamo se siamo capaci di cancellarli».
Ancelotti recupera Maldini, lascia a riposo Ambrosini (sostituito da Gourcuff) e di punta al fianco di Kakà schiererà uno tra Gilardino o Inzaghi (Ronaldo ha iniziato a correre, ma per lui la stagione è finita). Fa scalpore la decisione di Kakà di rinunciare alla maglia della Seleçao in coppa America: dopo 180 gare e tre estati senza ferie il gioiello rossonero ha scritto alla federazione brasiliana chiedendo di venire esentato dalla manifestazione. E Ancelotti lo giustifica: «È una sua iniziativa. Ma vedo che i giocatori che vanno in nazionale, come Gattuso e Pirlo, sono stremati psicologicamente. Nesta invece per l’infortunio ha fatto due mesi di vacanza, ma in azzurro tornerà presto».
Su Costacurta, prossimo vice allenatore, Ancelotti ha le idee chiare: «Siamo stati compagni in campo, il rapporto ora cambia, ma per quello che c’è tra noi e anche con Maldini, esiste una grande dialettica tattica. Quanto ai giocatori, in questo momento le loro sensazioni sono ancora legate al Manchester, una semifinale che ci contagia ancora, come alone, come serenità. Quando avranno facce più scure, vorra dire che avranno iniziato a pensare alla finale. Questi sono eventi che capitano una sola volta e vanno vissuti bene con la giusta tensione e preoccupazione.

Da parte mia sarò sempre sorridente, almeno fino alla conferenza stampa di Atene, poi vedremo cosa succederà».
Una stoccata anche all’Inter: «Sono rimasto sorpreso del 6-2. È normale staccare la spina dopo aver raggiunto un grande obiettivo e riattaccarla non è più possibile».

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