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Milano, autostrada scandalo. Bruciati 90 milioni in due anni

Penati, presidente diessino della Provincia, pronto a rivendere le quote della Serravalle pagate nel 2005 più del valore di mercato

Milano,  autostrada scandalo. Bruciati 90 milioni in due anni

Milano - Con una spregiudicata operazione finanziaria comprò il 15 per cento dell’autostrada Serravalle (Milano-Genova e le tre tangenziali milanesi). Era il luglio del 2005. La sesta concessionaria italiana passava sotto il controllo del diessino Filippo Penati. Maggioranza lautamente pagata (8,83 euro per azione) a Marcellino Gavio in cambio di 240 milioni di euro, inclusi due milioni tra commissioni a Banca Intesa e consulenze a un commercialista.
Quanto al debito contratto con Banca Intesa per quell’acquisto, spiegava il presidente della Provincia di Milano, sarebbe stato integralmente ripianato entro un anno. Dopo due anni quel debito è sceso di 60 milioni, grazie alla vendita della quota provinciale (5 per cento) in Serenissima.

I conti Oggi, dunque, Penati deve ancora restituire qualcosa come 180 milioni di euro a Banca Intesa, cui paga interessi per otto milioni di euro ogni 365 giorni. E, sorpresa, nel destino di Serravalle - che, intanto, l’amministrazione di centrosinistra ha scaricato all’interno di Asam, holding creata per promuovere lo sviluppo delle infrastrutture - si riaffaccia il nome di Gavio, che già ne possiede il 13,6 per cento. Gavio potrebbe, infatti, incrementare il suo peso nella società ritornando in possesso di quel 15 per cento ceduto alla Provincia di Milano. Chi glielo vende? Be’, naturalmente, Filippo Penati. Che per quel 15 per cento avrebbe sborsato ben sessanta milioni di euro in più poiché, stima del tribunale di Milano, il valore di una azione era di 6,58 euro. Sessanta milioni di soldi pubblici cui s’aggiungono - bilanci alla mano - anche i tre milioni e mezzo di euro di spese per la gestione ordinaria di Asam e i nove milioni annui di oneri finanziari all’anno sempre per Asam.

Esplosione di costi che, calcolatrice alla mano, sfiora i novanta milioni di euro spalmati su due anni. Con Penati che intanto si prepara a cedere la quota della Provincia (6,2 per cento) nell’autostrada della Cisa e, attenzione, ad aprire «ai soci privati, fino al 30 per cento del capitale di Asam attraverso un’asta pubblica». Iniziativa, quest’ultima, già deliberata nell’agosto 2006 dal cda di Asam e che Penati fa sua con quindici mesi di ritardo e dieci milioni di interessi bancari in più pagati a Banca Intesa. In aggiunta c’è, adesso, il Comune di Milano che mette in vendita la sua partecipazione (18,6 per cento) in Serravalle. Chiara l’opportunità per Gavio di (ri)giocare un ruolo determinante nel sistema viario lombardo: «Se il gruppo di Tortona acquisterà la quota dell’amministrazione Moratti salirà al 32 per cento in Serravalle e, poi, entrando in Asam al 30 per cento deterrà indirettamente il 30 per cento del 70 per cento di Serravalle ovvero il 21 per cento» chiosano i capigruppo provinciali di Forza Italia e Alleanza nazionale.

La prova La conferma dell’ingresso di Gavio arriva anche dall’interno del cda di Serravalle, da Bruno Rota: «Nel nuovo statuto societario che verrà sottoposto all’assemblea si introduce surrettiziamente la possibilità di dare rappresentanza in consiglio al socio privato, Gavio». Che, continua l’ex presidente di Serravalle (dal dicembre 2004 all’ottobre 2005) «è anche socio fornitore»: «Gavio ha aperto contenziosi con la concessionaria per milioni di euro. Dunque, perché dovrebbe entrare nel cda, tanto più se consideriamo che nel 2005 Provincia e Comune di Milano strinsero un patto di sindacato (poi sciolto, ndr) per difendere la società dalle mire di Gavio?».
Domanda cui fa eco una nota dell’economista Giulio Sapelli, che Penati aveva voluto alla guida di Asam e che, nelle scorse settimane, è stato messo alla porta «con metodi da soviet»: «Chi comprerà quella quota, se dovesse possederne già una in Serravalle controllerà di fatto la società e nominerà l’amministratore delegato».

La storia Ma facciamo un passo indietro nel tormentato scenario delle geometrie politiche e vediamo dunque in questi due anni cosa in Serravalle hanno prodotto Penati and company forti della maggioranza assoluta.
Nel 2005, Serravalle fatturava 180 milioni e quest’anno, secondo l’azionista di maggioranza, arriverà a quota 193, con un margine operativo lordo fermo a 98,6 milioni e un utile in calo da 34,2 a 33,5 milioni. Numeri che certificano l’innalzamento dei costi, in primis quelli dei compensi per gli amministratori: più 309 per cento dal 2003 al 2006. Niente male, davvero: in dettaglio, un milione e 483mila euro di oneri per i 21 consiglieri - erano 15 ante-Penati - e 430mila per i cinque sindaci, che tra l’altro fa il 38 per cento in più di quanto sia stato remunerato il collegio sindacale di Autostrade per l’Italia e appena diecimila euro in meno di quello di Eni.

Come dire: a fronte di incrementi del fatturato (solo il pedaggio) di circa 13 milioni di euro nel triennio 2005-2007, Serravalle non ha aumentato di uno-euro-uno il proprio risultato operativo in quanto i costi sono aumentati esattamente di 13 milioni come i ricavi.

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