Milano a caccia di Bologna: è febbre del sabato sera

La supersfida chiede le ultime energie a campioni stanchi. E per Messina che va a Mosca soltanto due righe di congedo

Oscar Eleni

Sabato nella cattedrale fuori mano, fra musica latina e gente in coda, scoprendo nuovi popoli. La febbre, che coinvolge la generazione degli amanti Olimpia per sempre e quella nuova stregata dal fatto di poter saltare con Giorgio Armani, sta ubriacando questo basket in una città che, nel giugno 2004, cercava oboli per gli orfani in scarpette rosse e adesso scopre che non bastano neppure gli 11.500 posti del Forum ad accontentare tutti quelli che sognano il pareggio contro la Fortitudo Bologna nella seconda partita per lo scudetto (ore 20.15, diretta SkySport2, arbitri Paternò, Tola e Seghetti).
Senza Rai. Una elettricità speciale che fa bene a tutti, amareggiando soltanto gli scettici convinti che senza Rai sarebbe stato un bagno nell’acido. Un’atmosfera che inventa nuove goloserie, fa straparlare anche gli ominicchi, nascondendo ad esempio nelle brevi, la notizia che Ettore Messina è pronto a camminare nel parco di Mosca per arrivare nella dacia del CSKA. Accidenti, il nostro miglior allenatore che se ne va dovrebbe, come minimo, far venire qualche rimorso, invece si gioca su comunicati che smentiscono perché la Benetton vuole il tempo giusto per cercare un sostituto (Spahjia, Markowski?), indorare la pillola per tifosi che già avevano capito di non poter più condividere a Treviso l’elettricità con Bulleri, il quale starebbe per scegliere Milano perché il Barcellona non andrà oltre i 750mila euro e neanche Siena sembra intenzionata a salire oltre 820mila.
Il maestro di Ginobili. Abbiamo pensato a Messina congedato con due righe e ci è venuto da ridere, mentre avevamo le lacrime agli occhi guardando Manu Ginobili ribaltare la prima finale di San Antonio contro Detroit. L’argentino ha avuto tanti maestri, ma quello che gli ha dato la dimensione necessaria per fare la grande traversata è sicuramente l’allenatore che nella sua Camelot ha forgiato anche altri talenti.
Uomini a pezzi. Distratti da queste cose, forse per non essere coinvolti nella tensione di una finale ben strana, dove Milano dovrebbe aver capito ormai che quando sei nato in una serie scudetto non puoi più nasconderti, dove Bologna-Fortitudo si è messa a misurare i millimetri dedicati alla Virus tornata in serie A, senza rendersi conto che questa serie merita tutta l’attenzione possibile perché Repesa ha uomini legati ad un filo, proprio come Sasha Djordjevic, visto che la stagione è stata durissima.
Primo difendere. Guardare San Antonio e Detroit, il meglio del mondo, per consolarsi di una cosa: anche nel Texas, al primo scontro della finale, si sono visti tiri che non prendevano il ferro, palle-perse da gogna immediata, comprendendo che, fatte le debite proporzioni, Lardo e Repesa hanno scelto, come Popovich e Brown, di chiarire subito il livello di durezza difensiva, l’organizzazione per proteggere il proprio canestro. È stato così semplice comprendere gli 8 punti segnati dall’Armani nel primo quarto, non è stato difficile capire i 9 della Climamio nel secondo, quando si era illusa di poter rifiatare subito.
Niente sorprese. Oggi non ci saranno sorprese per i protagonisti, Milano conosce il ruggito del suo campo, la Fortitudo lo ha già sperimentato in campionato, cosa che non fece Treviso, sa già cosa vuol dire, dopo Roma, avere tutti contro. Lino Lardo e la sua ricerca della grazia, alla prima finale in carriera, è convinto che McCullough e Singleton entreranno con lui dalla parte giusta del campo, quella opposta agli spogliatoi.
Pagelle del sogno. Per Milano veder salire oltre la nebbia il regista di Brooklyn e il gommolo che ancora non si rende conto quando serva di più la tesa dei muscoli, anche se la gente si elettrizza ai suoi salti. Con loro due un Gigena meno teso, alla ricerca anche di qualche buon tiro. Per il resto credere in Blair e usare più tempo un Djordjevic caricatissimo. Per Bologna scoprire che Mancinelli non vive soltanto dei complimenti, pericolosi, ambigui, di chi lo esalta prima ancora di trovarlo concreto in tutte le parti del campo.

Per Repesa poter distribuire le forze in modo che Basile, Smodis e Douglas diano soltanto miele, cerchino Bagaric, e non cera per nascondere i buchi della fatica. Per far questo avrà bisogno di ricambi non intontiti alla Rombaldoni, alla Cotani, alla Rancik, sperando che tutti si ricordino di trovare un posto comodo in campo per Lorbek che ha sempre solo vent’anni.

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