Milano, il Cavaliere in campo per il bis della Moratti

La parola chiave sarà «lavoro». Da settimane è la risposta che usa per dribblare le provocazioni del centrosinistra. Da metà marzo sarà anche il tormentone sui manifesti con cui Letizia Moratti darà il via alla campagna per riconquistare Palazzo Marino. E proprio dalla sede del Comune il 14 marzo partirà simbolicamente la maratona elettorale, con il premier Silvio Berlusconi al fianco del sindaco per presentare non tanto il programma, ma un bilancio dei cento progetti centrati dal centrodestra nei cinque anni del mandato. Già ieri il leader del Pdl ha dato la scossa alla campagna della Moratti per Milano, un pranzo con oltre cento colonnelli del partito per serrare i ranghi e riconquistare al primo turno il Comune simbolo e i 232 dove a maggio si torna al voto in Lombardia.
Assente a tavola proprio la Moratti, impegnata a preparare la campagna di comunicazione con i vertici locali del Pdl e la Lega. Gli alleati lumbard che fanno ancora finta di non schierarsi, ma solo per alzare la posta. Leggi, prenotare il posto da vicesindaco e almeno tre assessorati. Anche se ieri i colonnelli di Bossi, l’eurodeputato Matteo Salvini e il segretario provinciale Igor Iezzi, erano a casa del sindaco con il ministro Ignazio La Russa e i coordinatori locali del Pdl Mario Mantovani e Luigi Casero a leggere i sondaggi e studiare le mosse per il Moratti bis. Il senatur Umberto Bossi dovrebbe comunque essere al fianco della Moratti per un evento tra il 18 e 22 marzo durante le celebrazioni per le Cinque giornate di Milano. E la prossima settimana i leghisti consegneranno a Moratti e Pdl i punti programmatici per il prossimo mandato, dal centro chiuso al traffico a un tetto ai servizi destinati agli immigrati. Un segno che, anche se ripetono che Bossi «non ha ancora sciolto le riserve sul candidato», i tempi sono maturi.
«Mi consegnerò ai coordinatori, fate dei miei weekend quello che volete» la battuta con cui Berlusconi si mette in campo per riprendere Milano e la Lombardia. Un invito esteso ai pidiellini riuniti a tavola: «Ci manteniamo il primo partito ma dobbiamo essere sempre più radicati sul territorio, per recuperare i voti degli indecisi e spiegare le nostre ragioni». Servono, spiega il Cav, politici in giro «per comuni e province» per rispondere alle provocazioni sul caso Ruby e agli affondi dei finiani. «Stiamo sul territorio come fa la Lega» ha raccomandato, oltre a garantire la «massima disponibilità» a raggiungere tutte le sedi elettorali dove sarà necessario inserire «tanti giovani e donne nelle liste».
Da qualche mese la Moratti ha adottato il modello lumbard. Un cambio di rotta dopo le continue critiche da sinistra ma anche dagli alleati sull’essere arroccata a Palazzo e troppo concentrata sugli eventi internazionali. Ha riempito l’agenda di visite nei mercati, giri in tram, sopralluoghi in ospedali e centri anziani. E ha affinato le strategie politiche. Ha trasformato la sua casa in centro in una piccola Arcore, dove ogni lunedì riunisce a pranzo i colonnelli del Pdl per studiare alleanze e slogan elettorali. Continua a tenere buoni rapporti con gli esponenti di Fli e Udc. Tiene sotto controllo i sondaggi di Euromedia research, che ieri davano il centrodestra milanese sopra il 50%: il Pdl è al 30-31%, la Lega al 14%, le liste darebbero un contributo oscillante tra il 5 e 7 per cento. Ha insistito per avere una lista civica di appoggio che sarà guidata anche da assessori in carica, Giovanni Terzi del Pdl e Mariolina Moioli della ex Lista Moratti.

E ha già siglato un patto elettorale con Gianfranco Librandi (che ha rinunciato a candidarsi con l’Unione italiana), con la lista «Io amo Milano» di Magdi Allam, con la Fiamma Tricolore di Gabriele Leccisi e la Destra di Storace. Ma la campagna acquisti è ancora aperta.

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