A Milano il fantasma di Bach

S e un giorno di questi passate dalle parti del teatro Buratto e vedete aggirarsi un uomo di una certa età con parruccona bianca, abito scuro e sguardo accigliato, non spaventatevi. Non è uno stralunato scappato chissà da dove. Probabilmente state assistendo alla lavorazione del primo film sul compositore tedesco Bach. Sì, proprio lui, quel Johann Sebastian del secolo Settecento nato e vissuto in Germania, universalmente considerato uno dei grandi geni della musica. Giustamente qualcuno si domanderà: «Che cosa c’entra il kapellmeister nato a Eisenach, mai giunto in Italia, con la storia della terra dei Visconti?». Ebbene c’entra. Intanto perché chi ha avuto l’idea della pellicola e l’attore protagonista, oltre a vivere qui da sempre, sono personaggi di spicco della nostra vita culturale: il regista-musicologo Francesco Leprino e il poeta Sandro Boccardi. E ancora, non poche scene del film, a cui parteciperanno a vario titolo figure come l’attore Giorgio Albertazzi, il pianista Uri Caine, il clavicembalista Gustav Leonhardt e il musicologo Quirino Principe, verranno girate nella metropoli, con il contributo di maestri-musicisti doc, molti dei quali del Divertimento Ensemble di Monza.
Dal Verme, Litta e Brera luoghi sicuri per il set, piazza Duomo chissà, magari... Non è che ci ritroveremo Bach, occhi spiritati e passo da automa, a vagare di sera nei locali della Movida? «No, non scherziamo - ride Leprino, che per questo filone nel 2006 ha già proposto “Un gioco ardito. Dodici variazioni tematiche su Domenico Scarlatti“ -. A Milano si lavorano solo alcune fasi, il resto dove il compositore viaggiò e visse. Al Buratto, per esempio, le riprese dei burattini che rappresentano i suoi superiori. Nel palazzo di corso Magenta le ombre di alcuni soggetti della vicenda. Alcune immagini verranno catturate nella chiesa di Santa Maria della Passione». Non un documentario, non un film in senso classico: «Sul nome B.A.C.H, contrappunti con L’arte della fuga» si svolge «su più piani interrelati e intercalati»: quello dell’esecuzione, il viaggio nei suoi spazi, la biografia, l’analisi e le interviste ai diversi esperti. Poi lui, il protagonista: si vedrà «muto nei suoi luoghi - spiega - che ci guarda, dal lontano passato e dal remoto futuro al tempo stesso». Suggestivo, un po’ inquietante.
«So che nella parte dovrò fare la fila per i biglietti a un concerto in Germania, chissà che cosa penserà la gente? - considera l’attore prescelto, il settantacinquenne Boccardi -. Se assomiglio a Bach? Beh, la somiglianza c’è, poi se metto la parrucca, in effetti...». In effetti è un ruolo che gli tocca pure per destino. Per Boccardi Bach e il suo mondo, insieme alla poesia, sono sempre stati la passione della vita. Basta ricordare i progetti che ha fatto realizzare in città: la stagione «Musica e Poesia» di San Maurizio, la costruzione dell’organo di San Simpliciano e l’esecuzione delle 250 cantate dell’autore. Dulcis in fundo, una poesia a lui dedicata dal titolo «Soli deo gloria». «Ho anche una borsa di Lipsia firmata Bach», scherza al telefono. Ma infine com’era questo gigante della tastiera che rivivrà sul grande schermo (il lungometraggio sarà in circolazione da fine 2010)? Leprino: «La sua è una figura da sdoganare. La gente l’ha sempre vista come pacifica, dedita alla composizione e alla spiritualità. Invece, come racconta anche la biografia di Buscaroli, era un uomo profondamente laico». Pratico e sanguigno, parecchi figli e più di un matrimonio, in certi momenti capace di sonore proteste; mandava al diavolo i suoi allievi...
«L’“Arte delle fuga” di cui si tratta nella pellicola - conclude Alessandro Solbiati, che con Ruggerò Laganà curerà le elaborazioni strumentali - è forse l’opera più misteriosa della storia.

Scritta per non essere né eseguita né sentita, nel senso che non vengono indicati gli strumenti, è pura contemplazione, una visione filosofica. Una volta che si ascolta però, ci si accorge della sua straordinaria bellezza».

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