Milano ha il pollice verde, 500 i nuovi orti

Massimo Piccaluga

Sono sempre più numerosi i milanesi che ogni mattina alzano gli occhi al cielo preoccupati che le bizze del tempo non mandino a pallino peperoni, zucchine o insalata. Accanto alla città della finanza, della moda, dell’happy hour e di Internet si fa sempre più strada una città fatta di piccole fatiche quotidiane e grandi soddisfazioni. La «città degli orti viventi» è un fenomeno in rapida espansione. Una volta erano solo i pugliesi di recente immigrazione a ricreare in periferia orticelli abusivi. Oggi invece la richiesta di spazi attrezzati e in regola con le norme igieniche parte da un pubblico più vario. Tanto che dal 2002 il settore Parchi e Giardini del Comune inserisce nei progetti di riqualificazione del verde urbano sempre più aree da adibire a orti, mentre il settore Sicurezza e Periferie ne ha fatto un cavallo di battaglia all’interno dei suoi «Progetti mirati». Qualche numero? Palazzo Marino ha recuperato da micro-aree in stato di degrado circa 500 particelle che ha poi affittato ad altrettanti milanesi per un totale di oltre 15mila metri quadrati. Si tratta di una fetta nemmeno troppo marginale di città che oggi risulta curata, presidiata e coltivata: cipolle, zucche, melanzane e patate benemerite anti-degrado?
«Da qualche anno - svela l’assessore alla Sicurezza e Periferie, Guido Manca - la richiesta di orti è diventata altissima e solo in parte soddisfatta. Per questo, insieme al settore Parchi e Giardini, stiamo trasformando in spazi coltivabili da affidare agli appassionati piccole aree che altrimenti resterebbero in abbandono. Anche questa - conclude Manca - è una piccola-grande iniziativa per accrescere la vivibilità di Milano».
Gli orti vengono consegnati «zappa in mano» completi di capanni o cassettoni a lucchetto per riporre gli attrezzi e di terra pronta all’uso. Ciò non toglie che gli arzilli pensionati dal pollice verde - è questa la fascia d’età più comune tra i coltivatori di orti urbani - ogni anno a inizio stagione dissodino e concimino il loro fazzoletto di terra con dedizione maniacale: «In tre anni - dice il signor Italo, 78 anni, ex parrucchiere per signora e coltivatore per hobby al Parco Alessandrini di piazzale Cuoco - ho già usato 70 chili di concime naturale. All’inizio è stata dura. Ma adesso nel mio orticello potrebbe fiorire anche un manico di scopa piantato in terra». Come tanti altri il signor Italo vive solo, fa un po’ fatica a curare il suo pezzetto di terra ma così ha un buon pretesto per uscire di casa e conoscere altra gente. «E poi - conclude mostrando con orgoglio la sporta colma di pomodori e melanzane appena colti - vuole mettere il risparmio?».
Quella dei pensionati non è la sola categoria cui sono destinati gli orti: disoccupati, giovani da 18 a 27 anni, portatori di handicap e associazioni sociali e ambientali rientrano nel novero degli aventi diritto. «L’aspirante deve compilare l’apposita autocertificazione - dice un tecnico del Comune - dichiarando reddito e stato sociale e specificando di non possedere o controllare altre aree coltivabili a Milano». Solo così si entra nella apposita graduatoria gelosamente custodita e gestita dai Consigli di zona.

Una volta che l’orto viene affidato i costi per la sua conduzione sono quasi simbolici: poco più di un euro a metro quadrato all’anno di affitto oltre a una quota forfettaria di circa 20 euro per l’acqua e a una cauzione pari alla metà della quota annuale.

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