da Milano
Questa volta chi ha voluto insultare la memoria di Oriana Fallaci non si è accontentato di imbrattare la targa di marmo che intitola alla giornalista un giardino nel pieno centro di Milano. Questa volta i vandali sono andati oltre. La targa - una lastra di marmo issata su un palo alto tre metri allinterno del parco - se la sono portata via. A dare lallarme, venerdì mattina, è stata una donna residente in zona Porta Romana, a due passi dal giardino «Oriana Fallaci». Passeggiando fra i viali si è accorta che la lastra era scomparsa. Sul posto non ci sono particolari segni di violenza, particolare che, secondo fonti della polizia, farebbe pensare a un furto.
Lennesimo atto vandalico contro la memoria della scrittrice fiorentina scomparsa due anni fa a New York segue di pochi mesi un episodio simile. Il 14 settembre 2007, infatti, unaltra targa di marmo, affissa sul cancello esterno dello stesso giardino, era stata ricoperta di scritte oltraggiose: «Infame meno male che sei crepata» e «Meglio morta». Tutto ciò avveniva a un giorno dal primo anniversario della scomparsa di Oriana Fallaci e solo pochi mesi dopo linaugurazione del giardino, avvenuta il 29 giugno 2007 alla presenza del sindaco Letizia Moratti.
Sul caso adesso indaga la Digos. Ma le forze dellordine non hanno ancora elementi sufficienti per formulare ipotesi. Nella zona non ci sono telecamere, è quindi difficile ricostruire laccaduto e persino risalire al momento in cui la targa è stata rimossa. Non si esclude il movente politico, ma neanche il furto da parte di un nostalgico sostenitore della giornalista. Da parte sua, il Comune di Milano garantisce che nel giro di pochi giorni la lastra di marmo tornerà al suo posto. «Aspettiamo che quella nuova sia pronta - spiega il vicesindaco con delega alla Sicurezza, Riccardo De Corato -. È comunque preoccupante questo ennesimo episodio di violenza». Parla di «gesto volgare e antidemocratico» il deputato della Lega Nord Matteo Salvini: «Per la piccola testa di questi vandali la Fallaci istigava allodio. In realtà, semplicemente, invitava a difendersi.
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