Milano di notte, il Naviglio non è più di moda

Dieci anni fa i locali erano concentrati a Brera e lungo i Canali. Ora si sono moltiplicati anche in altre zone

Laura Sonzogni

Divertirsi e far tardi la sera. Pardon, la notte. Un must in una città come Milano, che negli ultimi anni ha superato perfino la capitale per numero di locali notturni. «Stiamo assistendo ad una diluizione del divertimento - spiega Rudy Citterio, presidente dei sindacati locali da ballo Epam-Unione del Commercio -. Prima le zone principe erano Brera e i Navigli, dieci anni fa è esplosa la zona di Corso Como, ora i locali si stanno moltiplicando anche nel quartiere Isola». In crescita anche viale Montenero, corso di Porta Vittoria, piazza Medaglie d’oro. Ma, dice Citterio, anche in provincia stanno nascendo locali competitivi. Un’indiretta conferma viene dal flop estivo dei Navigli: «La realtà è che tutto il settore non naviga in buonissime acque, la crisi si fa sentire anche da noi - dice Citterio -. Questo non vuol dire che non ci siano locali che lavorano bene, magari perché si rivolgono ad un target di clientela più benestante oppure perché hanno saputo intercettare meglio le nuove tendenze». Corso Como, ad esempio, è ancora oggi una garanzia. Parola di Pino Scalise, titolare del Pitbull, uno dei locali pionieri nella zona: «Corso Como è al suo apice - dice -. Nel corso degli anni è cambiato il target, oggi la maggior parte dei frequentatori non supera i trent’anni». Tra i motivi del successo le diverse possibilità d’intrattenimento in un ambito circoscritto: «Vengo qui da quando avevo diciannove anni e andavo a ballare al Tocqueville o al Casablanca - dice Rosanna Salerno, 26 anni -. Corso Como è un po’ l’equivalente milanese di viale Ceccarini di Riccione, c’è un’offerta variegata». Anche Renato Fumo e Luca Laurenzana, 30 anni, sono degli affezionati: «Il nostro punto di riferimento è il Caffè Novecento - dice Luca -. Qui ci sono i cocktail migliori». Il target viene confermato anche da un altro particolare: «I prezzi? La zona non è proprio economica, ma non è un problema», dice Renato. «La movida degli over trenta - continua il titolar del Pitbull - si sta spostando in zona Sempione». E, con lei, gli investimenti degli esercenti.
Il divertimento di corso Sempione, zona Arco della Pace, ha il volto di una Lamborghini bianca, al volante un abbronzatissimo quarantenne in giacca (bianca pure lei). In una sola parola: patinato. «La regola - dice Carlo Lamperti, outsider 23enne - è ostentare la propria ricchezza». Ma non è tutto oro quello che luccica: «Qua è pieno di gente che “mangia pane e cipolla” durante la settimana per venire a spendere i propri soldi in locali». Moralista? Nient’affatto: lui, dice ridendo, è uno dei tanti. Tra i suoi locali preferiti, il Jazz Cafè per aprire la serata e l’Old Fashion o il Just Cavalli per chiuderla. Quest’ultimo riscuote anche i consensi di Natalia Filienko e Katia Kruglova, due russe statuarie che, per l’aperitivo, votano il Deseo. Tutt’altra atmosfera all’Isola: «Questa zona ci piace perché offre proposte alternative. Qui spesso organizzano eventi culturali - dice Matteo Nuti, al Frida con un gruppo di amici -. Andiamo spesso anche al Cantiere Delirio dove c’è musica diversa dalla solita commerciale che si ascolta in giro». Ma il quartiere è abbastanza grande per accogliere pubblici diversi.

Patrik Frizzera, da luglio titolare del Delight Bar, punta a catturare quello delle discoteche di via Valtellina: «Qui stanno aprendo moltissimi locali. Il che significa concorrenza, ma anche clientela». «Una decina di locali - dice Valentino Di Carli, che sorseggia un cocktail al Chiringuito di via Farini - e Isola potrà davvero competere con i Navigli».

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