Milano poco olimpica

I n mattinata (il termine scade a mezzogiorno), i Comuni di Milano e Roma sono chiamati a consegnare al Coni le risposte al questionario ricevuto lo scorso 5 ottobre. C’è da chiedersi che cosa avrà scritto Gabriele Albertini, sindaco lombardo, più propenso ad asfaltare strade che a costruire palestre. Nella strategìa di Milano, che non ha un solo impianto degno di ospitare neppure un campionato europeo, la costruzione del Villaggio dello Sport a Rogoredo rappresenta l’obbiettivo primario. Ma chi ne coprirà le spese al di là del virtuale rapporto di project-financing fra pubblico e privati?
Nebbia fitta. Roma è obiettivamente più avanti, e non solo perché ha l’Olimpico e il PalaLottomatica. A breve partirà la costruzione del Polo Acquatico a Tor Vergata, destinato ad ospitare nel 2009 il Mondiale di nuoto, pallanuoto, tuffi e sincronizzato. Già pronto il progetto del velodromo a Ostia. Un’altra storia. A Milano l’idea olimpica è un’idea o una farsa, fate voi. Il primo a non crederci è proprio Albertini. In visita a Shanghai, il sindaco uscente ha affermato: «Mi sembra più saggio puntare sull’Expo 2012 piuttosto che candidarsi all’Olimpiade». Ieri mattina il vicesindaco De Corato ha invitato gli organizzatori a spostare la data della Maratona perché blocca il traffico sotto Natale. A suo tempo altri amministratori avevano sposato le tesi di quella minoranza che aveva contestato la chiusura del traffico durante la Stramilano. Ma il problema è antico visto cosa «non» hanno fatto le istituzioni milanesi (di tutti i colori politici) da 25 anni per lo sport di base e quello di vertice.
È notizia di qualche giorno fa che la Iaaf, la federazione mondiale di atletica, ha cancellato il meeting di Milano perché la pista dell’Arena non è omologabile. In altre parole è da cambiare, così come quella del Giuriati dove convive con radici ed erbacce. Basterebbero 700mila euro per rifare i lavori. Ma Milano non ha soldi per lo sport, non ne ha mai avuti.

Dei 152 milioni di euro in dotazione dall’Istituto del Credito Sportivo, al tasso fisso del 3 per cento, ne ha utilizzati appena 750mila. L’assessore allo sport, Aldo Brandirali, si barcamena con un budget inferiore perfino a quello di un piccolo Comune come Bussero. Sapete qual è il rischio? Di ritrovarsi fra cinque anni allo stesso maledetto punto.

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